Il vescovo Antonio Di Donna chiede ancora una volta alle istituzioni, in particolare alla Regione Campania, di «mantenere gli impegni» assunti – registro tumori, bonifiche, monitoraggio dell’aria, rimozione delle ecoballe e rilancio dell’agricoltura – per risolvere il dramma ambientale; e mette in guardia da eventuali «pericoli futuri»
Ad un anno esatto di distanza dalla storica Giornata regionale del creato, svoltasi ad Acerra il 26 settembre 2015, il vescovo Antonio Di Donna chiede alle istituzioni, in particolare alla Regione Campania, di mantenere gli impegni assunti «pubblicamente» per risolvere il gravissimo problema ambientale che grava sulle nostre terre.
Il 26 settembre dell’anno scorso confluirono in città tutti i vescovi della Campania a celebrare la decima Giornata regionale per la custodia del creato promossa dalla Conferenza episcopale campana. Quel giorno approdava ad Acerra il cammino di educazione alla custodia del creato che le Chiese della Campania stanno compiendo in tutte le diocesi della regione e che nei giorni scorsi è ripartito per una seconda fase dalla diocesi di Nola, dove lo stesso vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, ha ricordato che esattamente un anno fa proprio ad Acerra fu avviato un «dialogo con le istituzioni» alle quali furono presentate «le attese e le proposte maturate in questi anni» in cui «la Chiesa campana è stata vicina alla popolazione sofferente e ha ascoltato il suo grido di dolore» facendosi «interprete delle sue preoccupazioni». Perché, ha detto ancora Di Donna, «dal dramma ambientale si esce tutti insieme, sulla base di un dialogo tra cittadini più responsabili e istituzioni più trasparenti e orientate al bene comune».
Le attese furono raggruppate secondo le tematiche del percorso compiuto nelle diocesi: difesa della salute, inquinamento ambientale e rilancio dell’agricoltura, chiedendo una «dichiarazione di impegno» e che «il dialogo continuasse in qualche modo e in qualsiasi sede», ha aggiunto Di Donna ricordando che, tra le istituzioni, «il presidente della Regione Campania si impegnò pubblicamente davanti a tutti i vescovi e alla popolazione presente su alcuni punti: assumere la questione ambientale come prioritaria; la ricostituzione in poche settimane del registro dei tumori; l’avvio della bonifiche, e infine il monitoraggio delle polveri sottili e della qualità dell’aria con la partecipazione dei cittadini al massimo livello sul confronto dei dati».
«Ad un anno di distanza, pur riconoscendo gli sforzi che le istituzioni stanno facendo su questi punti, dobbiamo purtroppo constatare che si procede molto lentamente», e mentre «le risposte tardano a venire», tra la gente «ci si continua ad ammalare e morire» e «preoccupa il livello di inquinamento dell’aria», ha dichiarato con amarezza il presule.
Il vescovo di Acerra aveva più volte richiamato a mantenere gli impegni. In particolare, il 16 giugno scorso in Cattedrale, durante l’«Assemblea annuale» con cittadini e istituzioni «per mantenere alta la vigilanza sulla questione ambientale», e poi il 14 agosto, nell’omelia per la Messa dell’Assunta. In quella occasione, Di Donna aveva esortato a «vincere l’indifferenza verso la distruzione dell’ambiente» e alle difficoltà che «nonostante gli sforzi dell’amministrazione regionale, di cui bisogna dare atto», trova «lo smaltimento delle balle accumulate», esprimendo il «legittimo timore che si possa affermare un ragionamento di questo tipo: “Le balle non si smaltiscono … in fondo esse non contengono materiale tossico … ad Acerra c’è un inceneritore, l’unico della Campania che può bruciare ancora altro … tra l’altro secondo uno studio recente del CNR (Centro nazionale ricerche) addirittura sembra che non inquini o inquini poco, inquinano più le auto della città che l’inceneritore … per di più non bruciare nell’inceneritore significa spendere molti soldi, molti costi …”». Per cui, rispetto ad un eventuale «potenziamento» delle attività dell’inceneritore e al tentativo «di buttare la croce su una città che ha già dato troppo e non può continuare a dare di più», Di Donna avvertiva che «se vincesse l’indifferenza di fronte a questo pericolo – che io mi auguro sia davvero solo un timore, una legittima paura e non di più, sarò il primo io stesso a rallegrarmi se così fosse – è inutile poi piangere sul latte versato».
Anche in merito all’agricoltura, il vescovo di Acerra auspicava un «rilancio serio e concreto dell’economia agricola», facendo di nuovo innamorare i giovani della terra, perché «i contadini sono sentinelle del territorio e la presenza dell’uomo nei campi permette ad un territorio di rimanere vivo e custodito da violenza e inquinamento».
«Chiediamo ancora il dialogo con le istituzioni, mentre continuiamo l’impegno nelle nostre comunità parrocchiali di educare le coscienze alla giustizia e alla custodia del creato, impegno che deve entrare nei cammini ordinari di fede a partire dal catechismo dell’infanzia», ha ribadito Di Donna durante l’undicesima Giornata regionale per il creato a Nola, chiarendo, con Papa Francesco e l’enciclica Laudato sì, che «la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica ma invita ad un dibattito onesto e trasparente».
Non a caso, un minuto prima di lui, il vescovo di Nola, Beniamino Depalma, a proposito dei preoccupanti roghi che imperversano dalle nostre parti, aveva duramente ammonito quei «battezzati che onorano con le labbra» ma poi fanno salire «cattivi odori e fumi al cielo», ribadendo che compito della Chiesa è «risvegliare le coscienze di tutti» e contribuire a creare le «condizioni sociali e morali» per il vero sviluppo integrale dell’uomo.