«Il governo blocca il condono di Stefano Caldoro. Non sempre vincono i furbi. Come le pagate le cambiali elettorali ora?». È il commento del deputato socialista Marco Di Lello, tra i primi a scrivere a Renzi evidenziando le criticità e i limiti della legge, alla notizia diffusasi ieri dei rilievi sollevati dai ministeri Ambiente e Sviluppo Economico sul collegato alla finanziaria regionale campana approvata a luglio. Il ministero dell’Ambiente chiederà al Consiglio dei Ministri di impugnare il provvedimento che sposta dal 31 dicembre 2006 al 31 dicembre 2015 i termini per le domande perché, secondo la relazione del vice capo vicario Marcello Cecchetti, allarga il campo per le sanatorie alle “aree sottoposte a vincolo”, prevendo come unico limite quello della “inedificabilità assoluta”. Secondo i tecnici ministeriali spetta allo Stato determinare la portata massima del condono edilizio e inoltre dalla “procedura semplificata di rilascio dei permessi in sanatoria deriva una limitazione ai poteri delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo” violando l’articolo 117 della Costituzione.
Non è la prima volta che una legge regionale della gestione Caldoro viene stoppata per incostituzionalità: era già accaduto, ad esempio, con quella sul registro tumori o l’eolico. Anche questa volta la materia è di tipo ambientale: oltre alla parte dedicata al condono, il ministero chiederà di impugnare gli articoli relativi all’acqua. Scrive il Corriere del Mezzogiorno: “Il collegato alla finanziaria regionale prevede che in via provvisoria (36 mesi) ed in attesa dell’approvazione della legge per il riordino, la Regione affidi con propri decreti il servizio idrico integrato a soggetti gestori, esautorando gli ambiti territoriali ottimali, che sono consorzi di Comuni. E’ illegittima. Va cassato, notano a Roma, pure il comma che affida ad una istituenda struttura di missione la determinazione delle tariffe. Gli enti locali le determinano sulla base delle disposizioni dell’Autorità idrica”. La norma fu molto contestata dal Partito Democratico contrario all’accentramento del controllo sull’acqua, risorsa abbondante soprattutto nelle aree interne della Regione.
«Durante il Consiglio di lunedì (in cui si discuteva del Piano Paesaggistico regionale, ndr) ho dato notizia di due interventi del ministero dello Sviluppo Economico e del ministero dell’Ambiente – spiega il vice capogruppo PD in Regione Antonio Marciano – che hanno proposto di impugnare presso la Corte Costituzionale alcuni provvedimenti che la maggioranza aveva inserito nel maxiemendamento “scollegato” alla Finanziaria, votato con la fiducia a fine luglio. È inutile dire che le questioni di merito che avevamo sollevato in Aula e i dubbi a proposito, ad esempio, di nuovo condono e il rischio di privatizzazione dell’acqua pubblica incrociano i rilievi evidenziati da parte del Governo. Curiosamente queste note, trasmesse il 10 e il 18 settembre scorsi all’Ufficio Legislativo della Giunta regionale, ancora non erano state rese note al Consiglio».
«Il Piano Paesaggistico ora in discussione conteneva norme che nulla hanno a che vedere con la salvaguardia del territorio, apriva alla speculazione edilizia e come opposizione abbiamo per due anni chiesto di toglierle, ma loro le hanno inserite nel collegato alla Finanziaria. Un controsenso approvare la legge sul turismo e poi dare il via libera alle colate di cemento» – continua Marciano che quanto all’acqua precisa: «Il rischio è di dare vita a una privatizzazione di un bene comune senza un adeguato controllo per accontentare un gruppo imprenditoriale della città».