La Sinistra Italiana perde una delle sue voci principali, forse la più chiara e autorevole, quella in cui il popolo “rosso” si è riconosciuto e da cui si è sentito sempre rappresentato.
Solo qualche mese fa, a febbraio, il famoso quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924, voce del Partito Comunista per quasi settant’anni, festeggiava il novantesimo anniversario dalla data di fondazione.
«I liquidatori di Nuova iniziativa editoriale, società editrice de l’Unità, – scrivono sul sito internet del giornale – a seguito dell’assemblea dei soci tenutasi in data odierna comunicano che il giornale sospenderà le pubblicazioni a far data dal 1 agosto 2014».
Durissima la replica del CDR (comitato di redazione): <<Dopo tre mesi di lotta, – scrivono – ci sono riusciti: hanno ucciso l’Unità. I lavoratori sono rimasti soli a difendere una testata storica, gli azionisti non hanno trovato l’intesa su diverse ipotesi che avrebbero comunque salvato il giornale. Un fatto di gravità inaudita, che mette a rischio un’ottantina di posti di lavoro in un momento di grave crisi dell’editoria. I lavoratori agiranno in tutte le sedi per difendere i propri diritti. Al tempo stesso, con la rabbia e il dolore che oggi sentiamo, diciamo che questa storia non finisce qui. Avevamo chiesto senso di responsabilità e trasparenza a tutti i soggetti, imprenditoriali e politici. Abbiamo ricevuto irresponsabilità e opacità. Questo lo grideremo con tutta la nostra forza. Oggi è un giorno di lutto per la comunità dell’Unità, per i militanti delle feste, per i nostri lettori, per la democrazia. Noi continueremo a combattere guardandoci anche dal fuoco amico>>.
A scagliarsi contro la politica, in particolar modo contro il Partito Democratico, è stato il Vice-Direttore della testata Pietro Spataro. L’accusa, mossa al Premier Renzi via Twitter, è quella di non aver compiuto alcun intervento in difesa e salvaguardia de “L’Unità”, al contrario di come era stato tante volte dichiarato.
Tanti i messaggi di solidarietà dai sindacati e dal mondo politico: Bersani, Cuperlo, Fassina, sono solo alcuni degli esponenti del Partito numero uno d’Italia a chiedere un intervento alla propria segreteria “affinché il giornale possa tornare al più presto in edicola”.
<<Il PD non è responsabile di questa drammatica situazione. Riapriremo L’Unità>> Tuona, invece, Francesco Bonifazi.
Ad oggi, però, il quotidiano paga il prezzo di una crisi economica che ha messo in ginocchio l’intera editoria. I costi di gestione non più sostenibili hanno portato, via via, a questo doloroso epilogo.
<<In questi mesi – sottolinea una nuova nota del Cdr – pur non ricevendo stipendi, abbiamo garantito l’uscita in edicola de l’Unità, tutelando così il patrimonio della testata e il rapporto con la comunità dei nostri lettori. Lo stesso senso di responsabilità chiediamo oggi a chi è chiamato a prendere decisioni che riguardano la vita del quotidiano fondato novant’anni fa da Antonio Gramsci>>.
Intanto, oggi, il giornale esce in edicola con il suo penultimo numero, completamente in bianco.
I suoi tanti lettori appassionati sperano ritrovi presto le parole.