“Non ci resta che ringraziarti per il viaggio unico e meraviglioso che abbiamo fatto insieme e che ci farà tornare il sorriso ogni volta che penseremo a te. Ti siamo stati vicini in ogni momento sapendo che te ne saresti andato. Quando ci hai lasciati è accaduta una cosa straordinaria, siamo stati sommersi da messaggi di affetto nei tuoi confronti, messaggi non banali ma toccanti. A ognuna di quelle persone, hai regalato un po’ di te. Grazie Papà”.
La toccante lettera pubblicata sulla Gazzetta dello Sport porta la firma di Paolo Maldini. L’ultimo saluto del figlio al padre Cesare, i cui funerali si sono svolti martedì, nella basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, tra l’abbraccio dei tifosi rossoneri e l’ultimo saluto a chi ha scritto la storia. Perché Cesare Maldini, 347 presenze da calciatore con la maglia del Milan dal 1954 al 1966, ha scritto la storia di uno dei club più titolati al mondo. Così come da allenatore vero e proprio dal 1972 al 1974 e Ct della nazionale dal 1980 al 1998, considerando la parentesi con l’Under 21 con la quale conquistò l’oro agli Europei per ben 3 volte nel 1992, 1994 e 1996. Quattro scudetti vinti con il Milan e la Coppa dei Campioni nella fantastica annata 1962-63, la Coppa delle Coppe nel 1972-73 e la Coppa Italia nel 1972-73, premiato con la Panchina d’oro alla carriera nel 1996.
A ricordarlo, tra i tanti, anche Diego Armando Maradona mentre Andriy Shevchenko è scoppiato in lacrime durante un’intervista nel momento dei funerali. Una persona unica, un atleta eccezionale ed un grandissimo allenatore.
Un signore, che mancherà tanto al calcio italiano.