È di due morti (un soldato e un civile) e 14 feriti il bilancio di un attacco di uomini armati alla sede di Save the Children a Jalalabad, nell’est dell’Afghanistan. Un attacco perentorio giunto intorno alle 9.10 locali e durato ben 4 ore , come ha fatto sapere Attaullah Khogyani, portavoce del governatore del Nangarhar. La tensione intorno all’edificio è ancora alta e le truppe speciali afghane avanzano con prudenza contro i militanti – uno o due ancora trincerati nei piani alti dell’edificio – che hanno in ostaggio un numero imprecisato di persone, personale dell’organizzazione internazionale . Tutto è iniziato quando un kamikaze si è fatto esplodere all’ingresso della sede dell’Ong nel distretto di polizia tre di Jalalabad ; a ciò ha fatto seguito l’irruzione di tre uomini nell’ufficio. Iniziano già a essere disponibili le prime immagini fatte circolare dai media afghani , che mostrano una colonna di fumo nero alzarsi dall’edificio e quello che sembra essere un veicolo in fiamme. Un testimone che si trovava all’interno del compound, Mohammad Amin, ha detto ad Afp di aver udito una forte esplosione : “Siamo scappati e ho visto un uomo armato colpire il cancello principale con una granata. Mi sono buttato dalla finestra“. Un altro testimone sospetta di “attacco più complesso” e sostiene di avere sentito “colpi di arma da fuoco arrivare da dentro gli uffici“.
Save The Children, organizzazione internazionale che da sempre promuove i diritti dei bambini poveri dei Paesi in via di sviluppo , ha dichiarato oggi di essere “devastata dalla notizia dell’attacco oggi del nostro ufficio di Jalalabad in Afghanistan“. In un breve tweet ha aggiunto poi : “La nostra principale preoccupazione riguarda l’incolumità e la sicurezza del nostro staff. Stiamo aspettando altre informazioni dal nostro team e quindi non possiamo allo stato delle cose fare altri commenti“. Sull’accaduto è intervenuto anche Nicholas Kay , ambasciatore britannico a Kabul , che ha definito l’attacco armato “un crimine contro l’umanità“.
Nel frattempo i talebani sostengono con fermezza di non avere alcuna responsabilità nella terribile offensiva , e si affidano su Twitter alle parole del portavoce Zabihullah Mujahid : “Attacco odierno nella città di Jalalabad: nulla a che vedere con i mujaheddin dell’Emirato islamico“. La smentita ufficiale talebana porta quindi tutti a pensare che possa essersi trattato di un nuovo attacco dell’Isis.
Alessandro Gerardo De Rosa