“La vita abbatte e schiaccia l’anima e l’arte ti ricorda che ne hai una”. E a ricordarsi di averne una, oggi, sono stati i 18 detenuti del Padiglione Firenze del carcere di Poggioreale che, dopo aver seguito un corso di disegni hanno esposto i “dipinti” creati in una mostra, dal titolo “I colori della libertà”, allestita tra i corridoi del penitenziario. Tra sbarre grigie, porte di ferro e un murales creato da loro che ricorda di guardare il cielo e di mettere “nuove radici”, gli “artisti speciali” hanno rappresentato su fogli bianchi le proprie esperienze ed emozioni, raccontando con matite e schizzi i propri vissuti, tratteggiati, colorati o espressi in chiaroscuro. L’iniziativa, è stata promossa dalle associazioni “Il Sole Sempre”, presieduta da Dominique Pantoriero e “La Mansarda”, presieduta da Samuele Ciambriello, che da anni opera nelle realtà carcerarie napoletane e che ha all’attivo numerosi progetti educativi. Il piano di lavoro, è stato curato e seguito dalle volontarie e dal Maestro, docente e pittore, Catello Zanca. Presenti all’inaugurazione importanti esponenti del mondo istituzionale e accademico.
«Attività del genere-dichiara Tommaso Casillo, vicepresidente Consiglio Regionale della Campania-risultano essere un valido e necessario strumento di riflessione e riabilitazione, un momento terapeutico efficace che, nell’ambiente carcerario deve diventare “normalità”». All’evento è intervenuto anche il direttore del carcere di Poggioreale, Antonio Fullone. «Dobbiamo investire nel tentativo di dare a queste persone una nuova idea di come vivere la propria vita, e attività del genere non sono fine a sè stesse, ma rappresentano una spinta essenziale che vanno inserite in un ambito progettuale articolato e complesso fatto di equilibrio nel dare e nel ricevere. Ringrazio l’associazione “La Mansarda” per il lavoro svolto in questo tempo e per la passione che contraddistingue i suoi volontari».
Entusiasta dell’evento anche il presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, il Prof.re Paolo Ricci. «E’ grazie a tutto questo che il detenuto può più facilmente cominciare a “pensare” ad un progetto di vita per il “dopo pena”, per il “fuori carcere”, ovvero può cominciare a curare la propria progettualità dando alla stessa obiettivi meno distruttivi. Spero che manifestazioni del genere diventino sempre più frequenti, perché forniscono un aiuto concreto ed essenziale».
«I disegni di questi detenuti -afferma Francesco Saverio De Martino, viceprovveditore penitenziario della Campania- parlano di temi familiari, personali, e molte volte, anche gli stessi colori usati, ricordo anche le esperienze delle altre carceri della Campania, sono significativi ed incoraggiano ad aiutarli, a ritrovare sia il loro vissuto familiare e territoriale che la possibilità di reinserimento».
Il Presidente Ciambriello si mostra particolarmente felice per la partecipazione e il coinvolgimento dei ragazzi. «L’obiettivo è stato quello di apprendere l’arte del disegno e della pittura, imparando ad esprimersi e a comunicare attraverso le immagini, ma soprattutto, la mission è quella di (ri)trovarsi. E’ stata anche un’occasione per dialogare, per sviscerare e lavorare sulle ferite e i traumi dei corsisti. Un moto di comunicazione e libertà, tra di loro e verso il mondo, per ritrovarsi e ritrovare la reciprocità, perché se manca quest’ultima, allora non c’è relazione umana».
La mostra resterà aperta all’interno del Padiglione Firenze fino a giovedì prossimo.