La Svizzera si conferma il miglior Paese del mondo secondo il rapporto 2018 ‘Best Countries’, realizzato da U.S. News & World Report, Y&RB BAV Group e dalla Wharton School dell’Universita’ di Pennsylvania e presentato a Davos in occasione del World Economic Forum, mentre l’Italia e’ quindicesima, ma e’ al top sia nella categoria sul patrimonio culturale sia in quella dell’influenza culturale. Lo studio, valuta 80 Paesi del mondo sulla base di un’ampia gamma di criteri, dall’influenza economica, al potere dei cittadini, al sistema scolastico fino alla qualita’ della vita, per capire come le nazioni sono percepite a livello globale.
Per contro il presidente Usa Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin hanno raccolto il piu’ alto tasso di disapprovazione. Gli Usa perdono una posizione e sono ottavi e scontano l’effetto Trump, ed e’ in calo anche la considerazione degli Usa come Paese politicamente stabile, democratico e con una politica sui viaggi aperta. Come potere, gli Usa restano comunque al primo posto, tallonati dalla Russia. Tutte le nazioni nordiche, Svezia, Finlandia, Danimarca e Norvegia sono tra le prime 15. La Danimarca e’ il Paese migliore per tirare su i figli e per le donne. Il Lussemburgo viene considerato il Paese piu’ business friendly, la Germania e’ prima per imprenditorialita’, il Regno Unito per l’istruzione, il Canada per la qualita’ della vita, la Nuova Zelanda e’ il migliore Paese per la pensione e il Brasile la destinazione piu’ ambita per i viaggi. Ma ha fatto discutere l’intervento, al World Economic Forum, del primo ministro indiano Narendra Modi che discuteva di come ricomporre un mondo sempre più frammentato. Il premier indiano ha dichiarato: “Le forze del protezionismo stanno prendendo il comando di fronte alla globalizzazione”. Il primo ministro indiano ha indirettamente ribattuto che vuole andare incontro agli investimenti stranieri in India, per diventare la quinta economia più grande quest’anno, secondo la società di consulenza Center for Economics e ricerca aziendale. Ritornando al report di Davos, si evince che: necessario è cogliere i benefici della globalizzazione, affrontando al contempo le reazioni negative contro il commercio internazionale e la migrazione delle persone: l’aumento dei flussi finanziari, di merci e di dati ha aumentato il PIL mondiale di almeno il 10%, aggiungendo quasi $ 8.000 miliardi al PIL, con l’Europa che è stata al centro di queste connessioni. Quindi c’è bisogno di investimenti per una crescita inclusiva che ripristini la fiducia nell’economia: nonostante la ripresa sia già presente, questa rimane disomogenea e ricatturare lo slancio richiederà una rinnovata fiducia da parte delle imprese.