Quello che sembra essere un male che bussa al giorno d’oggi nelle case di molte persone senza mai chiedere permesso, sembri aver trovato una soluzione, una cura, grazie ad alcune ricerche. Tendiamo a pensare al cancro come una malattia “moderna”, come emblema del ventesimo secolo così come la tubercolosi per quello precedente. Ma il cancro, come racconta magistralmente Siddharta Mukherje nel libro “L’imperatore del male”, è una malattia antica, è sempre stato con noi ma non sempre nello stesso modo. La sua cura e la gestione hanno differito nel tempo. La direzione che ha preso una parte di ricerca contro il cancro ormai è chiara: Una nuova tecnologia sviluppata da ricercatori britannici e statunitensi è in grado di prevedere se persone curate per tumore al seno abbiano la probabilità di avere recidive. Il test personalizzato, chiamato Tardis (Targeted Digital Sequencing), ha una affidabilità fino a 100 volte più sensibile, nel rintracciare le cellule del cancro presenti ancora nel sangue, rispetto ad altri esami di biopsia liquida simili usati finora. E consente di raccogliere il Dna ‘elusivo’ del cancro presente nel sangue. L’esito della ricerca del gruppo di studiosi dell’Arizona State University, della City of Hope (California), della Mayo Clinic (Minnesota) e del Cancer Research UK Cambridge Institute è stato pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine. Sebbene vi sia necessità di ulteriore sperimentazione, affermano gli scienziati, il test potrà essere usato in futuro per monitorare come i pazienti rispondano alla chemioterapia e a identificare eventuali ricadute in fase iniziale. La nuova tecnologia consente di individuare specifiche mutazioni del Dna attraverso il prelievo di un campione limitato di sangue. Tardis è stato usato dai ricercatori su 33 pazienti, il prossimo passaggio nella sperimentazione porterà a usare il test su centinaia di persone malate di tumore al seno. Altra ipotesi di cura, è sicuramente, la direzione che ha preso una parte di ricerca è quella di potenziare il sistema immunitario in modo che concentri tutti i propri sforzi nella lotta contro la formazione maligna. Ma i ricercatori non hanno ancora completato la conoscenza di questo meccanismo molto complesso, e questo studio conferma che ci sono ancora diverse cellule da scoprire. I ricercatori non sono ancora riusciti a conoscere completamente la funzione che ogni singola cellula di questo grande sistema sarebbe in grado di esercitare. Ed è proprio da questa base che è partito il nuovo studio, in gran parte italiano, che ha scoperto delle nuove armi con il tumore, già presenti nel tuo corpo. L’impatto che il cancro ha sulla vita, qualunque esso sia, resta comunque difficile da gestire per chiunque e la reazione psicologica alla formulazione della diagnosi e alle esperienze che aspettano il malato nel percorso di diagnosi e di cura può variare di molto. Un esempio di tre maniere diverse, ma tutte positive, di affrontare questo evento della vita sono state descritte in una sessione intitolata “I pazienti scrivono…”, inserita nel programma del Congresso dell’AIOM. Di solito, i libri sul cancro li scrivono personaggi famosi o scrittori esperti, mentre in questo caso tre persone “normali”, che hanno vissuto e superato con successo la prova della malattia, hanno deciso raccontare le loro esperienze. Maria Paola Cavalieri ha presentato il suo libro “Camminare sul margine” che racconta la sua storia di guarigione da un tumore del polmone. Dalla lettura di alcuni brani sono emerse impressioni dettagliate e profondissime provocate da stimoli, magari insignificanti per i più, ma che diventano fortissimi per un malato di cancro. È risultata chiara anche l’importanza delle parole, dei comportamenti e degli atteggiamenti di tutti gli operatori sanitari con i quali la persona con il tumore si trova a interagire, senza che, a volte, gli operatori stessi percepiscano l’effetto che possono avere. Anche Federico Grandesso ha scritto un libro intitolato “A Ruota Libera” nel quale ha descritto il suo percorso di guarigione da un tumore della prostata. Il messaggio principale che ha voluto trasmettere con la sua opera è che per affrontare una prova così di vogliono energie straordinarie, ma queste energie vanno cercate da ciascun malato nella propria mente e nel proprio corpo. Tutti le hanno e vanno solo fatte emergere. Questi malati /autori hanno proposto due opere diverse, che avevano in comune l’intensità e la serietà nel modo di affrontare la malattia. Mario Collarile ha proposto una maniera diversa di misurarsi con il cancro, quella di esorcizzarlo prendendolo in giro, di usare l’ironia per gestire “la prova della vita”. È incredibile come nel suo libro “Diario di un povero tumorato di Dio” sia riuscito a descrivere in maniera comica passaggi impegnativi della sua esperienza, applicando una sorta di “fatalità positiva” e associando alla radio e alla chemioterapia, quella che lui stesso ha definito riso-terapia.