Ogni giorno da tutto il mondo mi arrivano via mail foto di dipinti dei quali debbo identificare l’autore e grande è la stata la sorpresa quando mi è pervenuta l’immagine di una spettacolare Natura morta di fiori e frutti, firmata San Giovanni , una sorta di carneade, in grado di rimembrare le geometrie ed il cromatismo dei Ruoppolo, ignoto agli stessi specialisti e del quale mi ero interessato nella mia monografia: La natura morta napoletana del Settecento, pubblicata nel 2010, da tempo esaurita ma consultabile in rete digitando il link
http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo75/articolo.htm
E faccio tesoro del mio saggio per parlarvi dell’artista in questione.
Di questo pittore la critica conosceva unicamente il cognome e l’iniziale del nome presenti
su due Vasi di fiori , uno dei quali datato 1716 , già nella collezione Baratta a Napoli, pubblicati dal Salerno nel 1984.
Lo studioso riteneva il pittore “evidentemente napoletano” ed invitava la critica a ricercare
altre opere simili da attribuirgli.
Nello stesso anno, nel corso di una mostra a Palermo, Marini avvicinava ai due quadri firmati
un altro Vaso di fiori su una mensola, ritenendo però che il San Giovanni fosse di formazione
toscana nell’orbita di Margherita Caffi, pur attingendo ad esempi dei napoletani Lopez e
Malinconico.
In seguito la Tecce, nel descrivere le due tele nelle quali i fiori, visti da sotto in su e decorativamente disposti, sono raccolti in un vaso con mascherone, il quale poggia su una mensola dove è posato un uccello che becca un ramoscello, affermò che esse si inseriscono agevolmente
nell’ambito della cultura figurativa propria dei generisti napoletani attivi all’inizio del XVIII secolo, in particolare del Malinconico.
Nel 1989 il Salerno, nel ritornare sulla questione, affermava di aver cambiato idea sulla provenienza geografica del pittore e di ritenerlo non più napoletano bensì toscano.
Con il libro già completato abbiamo fortuitamente reperito sul mercato antiquariale romano un’altra natura morta , di notevole qualità, firmata come le altre due e nella quale, oltre a degli ortaggi, presenti al centro della composizione, che richiamano prepotentemente le
tipologie del Della Questa, sono delineati gli stessi fiori, le boules de neige e gli aster aperti con un centro scuro, rappresentato in modo simile alle due tele già note alla critica.
La Gregori in una sua comunicazione scritta al proprietario afferma che l’opera rappresenta una
varietà dei naturalia talmente originale in grado di permettere in futuro l’identificazione di altri lavori di questo abile artista, nominato (non so in base a quali elementi) Alessandro Sangiovanni.
Un esame dettagliato del dipinto conferma senza ombra di dubbio la matrice napoletana del pittore, il quale manifesta chiaramente echi del Belvedere e dei Ruoppolo, una particolare affinità con Nicola Malinconico e, nell’inserimento della fontana con l’elemento grottesco del grande pesce, un prelievo letterale da alcuni quadri di Nicola Casissa.