Amaxofobia. È così che viene definita la paura di guidare. Una sorta di terrore irrazionale che assale, chi ne soffre, al solo pensiero di entrare in macchina e girare la chiave per accendere il motore. «L’amaxofobia (dal greco “hàmaxa”, carro e “phobos” paura), consiste nella paura di guidare un mezzo di trasporto e nella conseguente decisione di evitare tale situazione di ansia», spiega Luca Pierleoni, psicoterapeuta di Roma. «Tale disturbo può esprimersi secondo vari livelli di gravità e comprendere sia una più o meno marcata ma gestibile riluttanza a mettersi al volante sia una vera e propria fobia, spesso accompagnata da attacchi di panico».
Come distinguere l’amaxofobia dall’ansia di guidare comune a molti neopatentati?
«Possiamo parlare di amaxofobia in presenza dei seguenti fattori: 1) se la paura di guidare dura da almeno sei mesi; 2) se l’ansia appare sproporzionata rispetto alle circostanze reali; 3) se il livello di paura provata porta a rinunciare ad alcune cose pur di non mettersi al volante. Insomma, se l’ansia dovuta alla guida batte la spinta a semplificarsi la vita grazie a tutto ciò che, guidando, si potrebbe fare in maniera più rapida o agevole».
A cosa rinuncia chi ha paura di guidare?
«Per esempio, a impiegare meno tempo (o comunque a muoversi più comodamente) per arrivare sul luogo di lavoro, per raggiungere il fidanzato o la fidanzata di sera o per portare i figli a scuola. Tuttavia se, lì per lì, evitare di mettersi al volante e cavarsela diversamente può risultare un’opzione in grado di garantire un senso di calma e sicurezza, alla lunga, invece, tale alternativa può creare da una parte un sentimento di frustrazione per tutte le limitazioni sperimentate nella vita quotidiana e, dall’altra, minare il senso di autoefficacia della persona».
Cosa teme, di preciso, chi soffre di amaxofobia?
«Le preoccupazioni riferite dai soggetti sono varie. C’è chi teme di avere un attacco di panico e perdere il controllo della vettura; chi ha paura di provocare un incidente, chi teme di compiere azioni pericolose e al di fuori della propria volontà (come, per esempio, accelerare invece di frenare). Ci sono poi persone che hanno una paura associata a specifiche situazioni, come guidare in strade a scorrimento veloce, in presenza di cavalcavia, dentro gallerie, nel traffico cittadino, in montagna, in particolari condizioni metereologiche o senza avere accanto, ossia in macchina, una persona di fiducia».
Cosa prova esattamente una persona che soffre di amaxofobia?
«Diversi sintomi psico-fisici come: accelerazione del battito cardiaco, iperventilazione, senso di vertigine, sensazione di mancanza d’aria, disturbi gastrici o urinari, diarrea, nausea, senso di soffocamento, sudorazione eccessiva e tremiti».
Ci sono persone più predisposte di altre a soffrire di amaxofobia?
«Dipende. Rispetto all’età, l’amaxofobia è un disturbo piuttosto trasversale, in quanto viene riscontrata sia nei più giovani sia nelle persone adulte. Ma, in generale, aumenta con l’avanzare dell’età. Rispetto al genere, sembra invece che a soffrire di più di amaxofobia siano le donne».
Da cosa può scaturire la paura di guidare?
«Spesso dipende da eventi traumatici e quindi, dietro chi soffre di amaxofobia, può esserci una persona che ha subìto un incidente o che vi ha visto coinvolta una persona cara. In tal caso, quindi, la paura di guidare risulta collegata con il trauma vissuto e il relativo carico di disagio o sofferenza provati».
Cosa dire, invece, dell’amaxofobia sganciata da ricordi traumatici?
«Se una persona ha paura di guidare pur senza avere alle spalle eventi traumatici o lutti legati a incidenti stradali, allora acquista spessore la dimensione simbolica legata all’atto della guida. Cosa significa? Che, in tal caso, la paura di guidare può essere intesa come la paura di prendere le redini della propria vita, in modo da dirigersi verso la realizzazione di sé e dei propri desideri. Può avere a che fare, insomma, con un sentimento ambivalente nei confronti della crescita e dell’autonomia (“Da una parte vorrei diventare indipendente, dall’altra no”), oppure con la ritrosia a spezzare la dipendenza da alcune persone, ossia da quelle che reputiamo come delle “guide” e dalle quali sentiamo il bisogno di farci condurre anche in macchina. In tal senso, a volte la paura di guidare si mescola, a un livello profondo, con l’ansia legata all’idea di allontanarsi da figure rassicuranti o addirittura con il timore di compromettere un legame basato (anche) su una certa dose di dipendenza».
Altre cause, sempre a livello profondo?
«Una certa ritrosia inconscia al comando: alcune persone non amano “guidare”: preferiscono “essere guidate”. Lo sentono più nelle loro corde. O, ancora, la convinzione di non essere in grado di guidare. Convinzione che può derivare sia da ragionamenti personali sia da commenti ricevuti da altri. In pratica, dietro una persona spaventata all’idea di guidare può esserci una persona che, ai suoi primi approcci con la guida, è stata scoraggiata anziché incoraggiata. Potrebbe essere il caso di una ragazza scoraggiata da un padre ansioso oppure da un fidanzato (insicuro) che voleva continuare a essere l’unico a guidare all’interno della coppia… Insomma, vale sempre la pena di domandarsi se, dietro certe nostre insicurezze, non ci sia anche “lo zampino” di altri. Di chi ha tentato – spesso anche in maniera subdola – di stroncare le nostre intenzioni per insicurezze sue e non per motivi legati alle nostre effettive capacità o difficoltà».
Come distinguere una paura di guidare tutto sommato superabile da una fobia di difficile risoluzione?
«Provando a vedere cosa succede se cominciamo a combattere la paura con alcune “armi”. In tal senso, ci troviamo davanti a un problema superabile se notiamo che, con alcuni comportamenti strategici, con alcune tecniche di rilassamento e con tanti tentativi graduali, riusciamo a compiere dei piccoli passi in avanti. Ci troviamo invece davanti a un problema di entità maggiore se notiamo che nessuna delle armi sperimentate ha sortito un minimo di effetto».
Da dove si può cominciare per tentare di sconfiggere l’amaxofobia?
«Innanzitutto facendosi aiutare da un istruttore di scuola guida, in modo da esercitarsi ulteriormente o (per chi dovesse rimettersi alla guida a distanza di anni) per ripassare un po’ di regole basilari. Subito dopo o parallelamente a questo tipo di esercizio, si possono mettere in campo alcune strategie per intervenire sull’ansia vera e propria».