«Si tratta di una vicenda unica, senza precedenti, sia sul piano politico che giuridico. Ma c’è un punto fermo e insuperabile, e cioè che la legge si rispetta», così Antonio Bassolino ha iniziato la sua intervista al quotidiano Repubblica, riferendosi alla situazione della sospensione di Vincenzo De Luca. Il neogovernatore venerdì scorso è stato sospeso per effetto della Legge Severino, provvedimento che era quasi scontato. Un provvedimento, però, che lascia la Regione Campania senza un governatore e senza nemmeno una Giunta e un Vice per poter governare. Nella giornata di ieri De Luca ha subito proceduto a presentare il ricorso al Tribunale di Napoli contro l’avvenuta sospensione. Ricorso, che per qualche giorno, lascerà la Regione e il suo neogovernatore con il fiato sospeso. Ricorso, in cui nonostante si faccia riferimento a due casi avversi alla Legge Severino, quello di Bari e quello più recente del sindaco De Magistris, non ha un esito così certo.
Intanto l’ex governatore ed ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, in una lunga intervista ha voluto spiegare quali sono le colpe del Partito Democratico in tutta questa vicenda di De Luca. Secondo lui, il Premier Renzi non avrebbe potuto evitare di sospendere il neogovernatore: «Era inevitabile che Renzi sospendesse De Luca che era in carica dal momento della sua proclamazione. Ed è evidente che Renzi non poteva attendere il consiglio come alcuni sostenevano, perché De Luca era già proclamato presidente e, dunque, sospendibile. Il presidente del consiglio avrebbe compiuto un’omissione se avesse atteso la riunione dell’assemblea regionale». Il problema, però, stando a quanto lo stesso Bassolino commenta, poteva essere risolto a monte: «Avevo suggerito da settembre 2014 un’altra strada: un candidato unitario largamente condiviso e primarie confermative. Si è fatta la scelta da parte di quasi l’intero partito campano e del Pd nazionale di andare a primarie competitive. Era evidente che si potesse creare una delicata e dolorosa contraddizione tra legge di partito (le primarie) e legge dello Stato (la Severino). Si è fatta un’altra scelta, ed è ingiusto da parte di dirigenti del Pd mettere la responsabilità sulle spalle di chi ha votato alle primarie e sugli elettori. Serviva un’assunzione di responsabilità collettiva che si è vista poco nel Pd». Lui al posto di De Luca, avrebbe evitato la candidatura: «Non mi sarei candidato con la Severino pendente, ma qui conta anche il carattere, il modo di essere. Io ho il mio, De Luca il suo, lui si è buttato in questa vicenda con una convinzione assoluta». Quel che resta da fare, ora che il dado è tratto, è attendere la decisione del Tribunale e capire, se accetterà o respingerà il ricorso, da questa sentenza dipenderà il prossimo futuro della Regione Campania.
In tutta questa vicenda poi, com’era facilmente prevedibile, non sono mancate le voci dell’opposizione, che ancor prima della proclamazione di De Luca, già “urlavano alla sospensione”. E anche adesso che De Luca è stato sospeso, c’è chi pretende le sue dimissioni. Lunedì mattina, infatti, una manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle sotto il Consiglio Regionale, al Centro Direzionale di Napoli, ha protestato, assediando l’edificio, per chiedere a gran voce le dimissioni del neogovernatore campano. Era presente anche Luigi Di Maio, vicepresidente alla Camera, che ha spiegato i motivi di quella protesta: «Bisogna tornare a votare e le spese le paghi Renzi, Vincenzo De Luca – prosegue – non andava candidato, la Regione Campania rischia sei mesi di commissariamento». Ha poi accusato la mancata convocazione del Consiglio Regionale, che si sarebbe dovuto tenere lunedì mattina e che invece è stato rinviato, dicendo: «Se stamattina il Consiglio Regionale si riunisse, prenderebbe atto della sospensione di De Luca e, secondo la maggior parte della dottrina, si dovrebbe tornare a votare». La situazione della Campania in questo momento non può certo essere definita serena, l’instabilità in cui versa, in questo momento anche politica, va e deve essere risolta.