Un momento di riflessione sulla condizione del Mezzogiorno e della Campania in una fase cruciale per il destino di queste terre. E’ l’aspirazione del convegno “Il Sud tra decadenza e rinascita” che si terrà martedì 22 settembre a partire dalle 17.30 alla Casina del Principe di Avellino. Tra i relatori Antonio Bassolino, presidente della Fondazione Sudd, leader storico del PCI, autore di studi meridionalistici, già sindaco di Napoli e governatore della Campania per un decennio. Accanto a lui siederanno il professor Luigi Anzalone, ex presidente della Provincia di Avellino a fine anni ’90 e assessore al Bilancio, Demanio e Rapporti con i Paesi del Mediteranneo della Regione Campania, oltre che autore di numerose pubblicazioni, come “Il Sole nero del Sud: la questione meridionale e il principe democratico”. E ancora: Silvio Sarno, esponente di rilievo di quel mondo produttivo meridionale che vuole uscire dalla crisi e dare il suo contributo perché ciò accada, e la presidente del Consiglio Regionale Rosetta D’Amelio.
“Un personaggio ancora una volta in prima fila, prima donna di sinistra a dirigere l’assemblea regionale campana – spiega il prof. Anzalone – Mi piace ricordare che la provincia di Avellino si distingue sempre, come avvenne con Alberta De Simone, prima donna bassoliniana a essere eletta in Parlamento proprio su mia proposta. Entrambe si sono affermate mettendo fine al monopolio maschile”.
All’ex presidente della Provincia irpina il compito di presentare un dibattito che “cade in uno snodo importante, un crocevia”. I dati Svimez e quelli Istat raccontano un’Italia recisa a metà, un Sud dimenticato dalla politica così come descritto da Marco Damilano su L’Espresso. Un Mezzogiorno in cui c’è stagnazione e mancanza di lavoro, desertificazione demografica e industriale che porta 4 milioni di persone a vivere al di sotto della soglia di povertà. “Da una parte – sottolinea Anzalone – c’è un’Italia che progredisce. Renzi ha ragione tutto sommato quando zittisce i “gufi” sostenendo che i dati danno segni incoraggianti, ma questi riguardano solo un pezzo di Paese, il Centro-Nord. Il Sud continua a soffrire e ciò non è dovuto solo alla crisi innescata dal crack della Lehman Brothers. E’ dovuto a un attacco darwinistico della mondialità dei mercati, oltre che all’esistenza di quello che io definisco antistato criminale e che al Sud è molto presente”.
Le ultime Regionali hanno però restituito un’importante novità: per la prima volta tutto il blocco delle Regioni meridionali si ritrova governato dal centrosinistra. Un fatto storico e politico rilevante che pone il Partito Democratico in una posizione scomoda: da una parte Renzi ha un’occasione unica per incidere, dall’altra è elevato il rischio del fallimento. Soprattutto se continuano a persistere divisioni tra democratici che cozzano con le esigenze dei cittadini. “Nel PD campano – commenta l’ex assessore bassoliniano – si discute per correnti, tra renziani di destra o di sinistra. Io in realtà ritengo che il renzismo qui da noi ancora non sia arrivato. La soglia morale del dibattito politico è ancora piuttosto bassa per cui ben vengano iniziative, come quella di martedì, che promuovono la discussione”.
Divisioni e correntismo quindi tra i mali di un partito democratico che, tanto a livello locale che nazionale, rischia di cadere nell’errore del nuovismo. “Trovo che – attacca Anzalone commentando il mancato invito ad Antonio Bassolino alla Festa dell’Unità – non sia una mascalzonata, perché queste solitamente vengono fatte da chi ha una certa statura, quanto piuttosto una piccineria opera di menti piccole e brevi”.
Lungi dal sostenere la teoria dell’uomo solo al comando, sia esso Renzi, Bassolino o De Luca, il professore avellinese boccia nettamente qualsiasi intervento sul Meridionale collocabile nell’alveo delle politiche emergenziali. “La storia insegna che non hai mai insegnato niente a nessuno, diceva Hegel”. Fuoriluogo quindi la proposta di alcuni parlamentari di istituire una monocamerale d’inchiesta sul Sud. “Abbiamo bisogno di una nuova San Pellegrino – spiega ricordando la fase di industrializzazione promossa da Moro negli anni ’60 – C’è bisogno di idee progettuali per il Sud, non di interventi rapsodici. Al Meridione serve una nuova centralizzazione degli interventi e delle decisioni perché – conclude – uno dei cancri di questi territori è la politica, così come il luogo dove tutto si perverte è l’ente pubblico impregnato di clientelismo e ruberie”.