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Apre a Milano Carlo al Naviglio. Nuova sfida per Carlo Cracco all’hotel Excel Naviglio

Per battezzare il suo ennesimo esordio sulla piazza meneghina, Carlo Cracco ha scelto un luogo iconico della città, ereditando – nell’ambito di un progetto di ospitalità più articolato –  gli spazi che furono del Ca’ Bianca, palcoscenico del cabaret milanese, che fino al 1999 ha diviso la sua fama con l’adiacente jazz club Capolinea, tempio dei maestri americani dell’improvvisazione a Milano tra gli anni ’70 e ‘80 (i fasti dell’epoca sono finiti pure nel documentario Quando a Milano c’era il jazz, di Marianna Cattaneo). Storicamente la Ca’Bianca è un’antica villa, già residenza estiva del Marchese Barona nel XVII secolo, situata lungo la riva sinistra del Naviglio Grande, dove oggi sta il capolinea del tram 2. Del suo passato, la struttura conserva il fascino di una residenza d’altri tempi, pur adattato alle esigenze dell’ospitalità moderna, in quello che è diventato l’Excel Naviglio, hotel a 4 stelle da 51 camere, con corte interna e giardino di duemila metri quadri.

Il progetto di ristrutturazione dell’edificio si deve all’imprenditore veneziano Dino Scaggiante, che l’autunno scorso ha acquistato la struttura con l’obiettivo di farne un luogo di accoglienza raffinato. E la partecipazione di Carlo Cracco è stata propiziata da Stefano Stoppani, oggi food&beverage manager dell’hotel, figlio di quegli Stoppani proprietari di Peck ai tempi del sodalizio della storica gastronomia di via Spadari con lo chef veneto.

Dunque, per gli ospiti dell’hotel e il pubblico esterno, Carlo al Naviglio si fa carico dell’offerta gastronomica della struttura, potendo disporre di un’ampia cucina, sale più o meno intime che adempiono a funzioni diverse (tra cui un angolo con camino, per cene private, e uno scenografico cocktail bar nella sala principale), uno spazio eventi e pure un ampio dehors-giardino.

Nell’allestire gli spazi, la scelta degli architetti Franz Siccardi e Marco Muta è caduta sulla valorizzazione dell’identità storica del luogo, con materiali ed elementi d’arredo intonati all’allure di una residenza nobiliare di campagna, tra lampadari di cristallo e lunghi tavoli in legno, e un progetto che chiama in causa tanti designer e artisti italiani.

A chiudere il cerchio, la mise en place firmata da Richard Ginori, in un tripudio di porcellane bianche e decorate. La cucina, come sottolinea lo chef, “riflette il mondo Cracco, con una proposta però più accessibile e veloce, e soprattutto contemporanea”; e vive in ogni momento della giornata, già operativa a pranzo, aperitivo e cena, affidata alle cure di Luca Pedata, napoletano classe 1989, visto al lavoro da Carlo e Camilla in Segheria.

Gambero Rosso

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