Una legge umiliata e tradita
“Ci preoccupa il protagonismo italiano nell’export delle armi verso quei Paesi che sono ritenuti storicamente responsabili del finanziamento dei terroristi del sedicente stato islamico o di azioni illegali dal punto di vista del diritto internazionale. Il nostro Paese sta tornando all’epoca della deregulation totale nel commercio di armamenti e la legge 185, nata nel ’90 proprio come reazione a quella fase, è oggi umiliata, erosa e tradita”. Nicoletta Dentico, consigliera d’amministrazione della Banca popolare etica, lancia un invito alla mobilitazione collettiva dal seminario sulle armi italiane nel mondo, svoltosi in questi giorni a Roma, alla Fondazione Lelio Basso, su iniziativa della Rete italiana disarmo. “La società civile mondiale aveva guardato alla legge 185 come un punto di riferimento d’avanguardia sul controllo del commercio delle armi”, spiega. “Oggi dobbiamo riprenderla in mano e farla valere, anche con originalità d’azione, perché è l’unico strumento vincolante che abbiamo in Italia. Strumento che va unito all’accordo internazionale sul commercio delle armi, The Arms Trade Treaty del 2014, che l’Italia ha ratificato in tempi record ma oggi ignora completamente”.
Un’esportazione spropositata
“La 185 dovrebbe controllare ciò che esportiamo verso gli altri Paesi, ma ormai le relazioni sull’export di armi sono documenti sommari che non forniscono dettagli determinanti sul tipo di armamenti venduti”. A spiegarlo è Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Opal di Brescia e membro della Rete italiana per il disarmo. “Ciò impedisce, di fatto, al Parlamento di controllare ciò che fa il Governo, mentre assistiamo a un aumento spropositato dell’esportazione – quest’anno autorizzazioni per oltre otto miliardi di cui quattro effettivi – soprattutto verso le zone di maggior tensione nel mondo, come il Medio Oriente e il Nord Africa e verso Paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Oman e l’Egitto”. “La Rete italiana per il disarmo – spiega Beretta – chiede a tutti i gruppi parlamentari di attivarsi per un attento esame della Relazione governativa e delle operazioni in materia d’esportazioni di armi autorizzate dal Governo”.
Non lasciamo cadere le parole del Papa
“Dobbiamo accendere i riflettori su un tema, quello del commercio d’armi, che rischia di essere dimenticato ed è invece sempre al centro del Magistero di Papa Francesco”, aggiunge don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia. “E’ un problema finanziario in un’epoca in cui la povertà cresce, mancano i soldi per la sanità e la scuola, ma per le armi si trovano sempre. Armi italiane che sono oggi utilizzate nei più sanguinosi conflitti in Medio Oriente”. “Non possiamo come credenti far cadere la denuncia del Papa. Se vogliamo eliminare le cause delle guerre e aiutare le popolazioni che soffrono dobbiamo dare il nostro contributo contro la produzione e la vendita di armi. E’ una questione pastorale, di coscienza, prima che politica ed economica”.
(Fabio Colagrande),articolo apparso su Noi Siamo Chiesa (NSC)