L’Agenzia europea del farmaco potrebbe stabilire limitazioni all’uso del vaccino per particolari categorie, in base al rapporto tra rischio e beneficio
Potrebbero essere stabilite limitazioni all’uso del vaccino AstraZeneca per particolari categorie, in base al rapporto fra rischi e benefici, ad esempio per le donne sotto i 55 anni. L’Ema, Agenzia europea del farmaco, sta conducendo ulteriori indagini, per cercare di chiarire eventuali correlazioni fra i casi di trombosi registrati in diversi Paesi, soprattutto nella popolazione femminile giovane, e il vaccino AstraZeneca. La revisione è in corso. Lo ha confermato anche, con un tweet, il commissario Ue alla Salute, Stella Kyriakides: «Siamo in stretto contatto con l’Agenzia europea del farmaco sulla valutazione della farmacovigilanza del vaccino di AstraZeneca.
La valutazione è attesa per mercoledì».
«È possibile, per maggiore precauzione, che l’Ema indichi che per una determinata categoria è meglio non usare il vaccino anti-Covid di AstraZeneca», ha spiegato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri a Radio 24: «Può cioè individuare dei sottogruppi di popolazione che presentano un comun denominatore per un maggiore livello di rischio, e valutare il rapporto causa-effetto in tali gruppi in relazione agli eventi trombotici rari che sono stati segnalati». Come, d’altra parte, è già accaduto per altri farmaci, «a partire dall’aspirina, per la quale a partire dagli anni ’80 è stato posto un limite d’uso per la fascia dei bambini sotto i 12 anni per alcuni eventi avversi». In Germania, Francia, Olanda, Svezia, Islanda, Finlandia e Canada, d’altra parte, l’uso di questo vaccino è già limitato alle persone anziane, over 60.
Per quanto riguarda AstraZeneca, sottolinea, comunque, «il vaccino è stato utilizzato in un numero estremamente alto di soggetti, mentre gli eventi trombotici rari segnalati sono pochissimi. Non vi è ombra di dubbio che vi sia un rapporto rischio-beneficio positivo».
Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini di Ema, in un’intervista al Messaggero, conferma che «nei rari casi di trombosi c’è associazione con il vaccino», ma «cosa causi questa reazione, però, ancora non lo sappiamo». Anche lui conferma il positivo rapporto tra rischi e benefici, ma precisa: «Andremo a vedere più nel dettaglio le varie fasce di età. Le giovani donne, spesso protagoniste dei casi di trombosi, patiscono meno l’effetto del Covid, dovremo valutare dunque il rapporto rischi-benefici per loro. Non dimenticando che anche le giovani donne finiscono in terapia intensiva per Covid. Dunque, servirà un lavoro molto meticoloso per capire se il rapporto rischi benefici è a favore del vaccino per tutte le età».
VanityFair