Benetton fuori dalla gestione di Autostrade. L’ obiettivo di Giuseppe Conte, dopo il cambio di passo sul dossier Aspi, è innanzitutto questo. Ed è un obiettivo sul quale si innesca una guerra totale tra il capo del governo e Atlantia, la holding che gestisce l’88% delle quote di Autostrade.
Conte sceglie di rigare dritto, mettendo sul tavolo la concreta possibilità della revoca e azzerando i mugugni del Movimento. Ma quando oggi il premier farà la sua informativa in Cdm, il rischio della conta è dietro l’angolo.
Perché il dossier Aspi riapre la falla tra Conte e Iv. “No a slogan populisti, la revoca è facile da dire, difficile da fare”, sottolinea Matteo Renzi mentre in serata Michele Anzaldi, schierandosi di fatto al fianco di Matteo Salvini che annunciava una segnalazione alla Consob sulle parole del premier, attacca: “il crollo di Atlantia in Borsa ha danneggiato migliaia di piccoli azionisti.E’ inevitabile una verifica dell’organo di vigilanza”.
Sulla linea dura, oltre a Leu si allinea anche il Pd, e lo fa con Nicola Zingaretti: “La lettera di Aspi è deludente, i rilievi del premier sono giusti“, spiega il segretario Dem, che chiede un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria. Rilievi, quelli di Conte, che il premier in una doppia intervista a La Stampa e al Fatto Quotidiano, mette nero su bianco: “I Benetton ci prendono in giro, questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati”. L’intervista arriva come un macigno nel dibattito politico e sui mercati con il tonfo del titolo di Aspi in Borsa. E la replica dei Benetton non si fa attendere.
“Abbiamo sempre rispettato le istituzioni: quando in passato è stata sollecitata ad entrare in diverse società così come oggi”, è il messaggio che filtra da ambienti vicini agli imprenditori veneti. Ma Conte va per la sua strada. E il dossier Autostrade lo “segue” anche al castello di Meseberg, nel bilaterale con la cancelliera Angela Merkel. Fonti qualificate di governo negano che il nodo Aspi sia stato oggetto del colloquio tra Conte e Merkel ma, di certo, è tra i protagonisti della conferenza stampa congiunta che segue al bilaterale. Prima di salutare il suo omologo italiano, la cancelliera si lascia scappare una battuta: “sono molto curiosa di sapere come andrà il Cdm”.
Forse perché dentro c’è anche, come socio di minoranza, la tedesca Allianz. Il blitz di Conte, di certo, mette in allarme l’altro socio di minoranza, il fondo cinese Road Silk, che, chiede “notizie” all’ambasciatore italiano a Pechino.
Alle 11 (ma il Cdm potrebbe slittare nel pomeriggio) il dossier ci sarà. “Tutti i ministri saranno nelle condizioni di conoscere i dettagli” della vicenda, “ora è necessaria una decisione”, ribadisce il premier. Riunione che non sarà decisiva per le sorti di Aspi ma durante la quale non è esclusa una conta con tanto di nuovo scontro interno al governo. “Non arretreremo”, avverte il capo politico Vito Crimi. “Abbiamo massima fiducia nelle parole di Conte”, sottolinea Luigi Di Maio attaccando, allo stesso tempo, Matteo Salvini: “falso e ipocrita, al governo era alleato dei Benetton”.
“Se sei un uomo delle istituzioni, non fai come al bar, aspetti la magistratura”, è invece l’attacco che Renzi, in serata, recapita a Palazzo Chigi. La linea di Conte, al di là delle tensioni, ha tuttavia delle affinità sia con quella del Pd e anche con quella di Iv: la centralità dello Stato, magari attraverso Cdp (citata da Renzi), nella futura società di gestione di Autostrade.
Il nodo sta nella quota che, nelle strategie dei partiti, deve restare nelle mani dei Benetton: Pd – e soprattutto Iv – sono più possibilisti laddove il M5S li vuole letteralmente fuori dal Cda di Aspi. La vicenda, non a caso, viene seguita con attenzione anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che auspica che la questione si risolva nel migliore dei modi e senza contraccolpi nel governo. Contraccolpi che, nel M5S, sono ben evidenti. Tanto che, a sera, un’autorevole fonte pentastellata spiega: “se superiamo lo scoglio Aspi il governo avrà vita lunga, magari con la possibilità di un rimpasto a settembre”.
Resta da vedere se davvero il governo arriverà ad imporre una revoca ( o una decadenza del contratto, che potrebbe avere ripercussioni finanziarie minori). Il dl milleproroghe dà a Conte la possibilità di farlo. Le conseguenze economiche e politiche sono tutte da decifrare. “In caso di revoca abbiamo delle soluzioni”, assicura il premier gettando acqua sul fuoco dalla Germania.