I corpi senza vita di uomini, donne e bambini su una spiaggia libica che sembra peggio di un girone dell’Inferno dantesco: non è stata la fatalità di un’onda di Tsunami, ma è colpa della tragica sventura che venerdì ha fatto affondare il barcone che li doveva trasportare verso una nuova vita. Cadaveri sul bagnasciuga, altri a poca distanza dalla riva, altri ancora avvolti nella plastica dai soccorritori. Le immagini scioccanti della ‘spiaggia dell’orrore’ lasciano senza parole è vero, ma devono essere l’ultimo monito per l’Unione Europea e per tutta la comunità internazionale perché si metta la parola fine a questa costante ecatombe d’innocenti! Non una persona in più dovrà morire mentre cerca di attraversare il Mare Nostrum per realizzare la speranza di una vita migliore.
Si tratta di una spiaggia nella zona di al Qarbouli, una cinquantina di chilometri a est di Tripoli. Davanti a quelle coste, venerdì scorso, un barcone con oltre 200 immigrati – 250 secondo i 16 superstiti – l’ennesimo dall’inizio dell’anno, ha segnato un altro terribile dramma nel Mediterraneo. «Abbiamo ‘liberato’ 100 cadaveri che erano incastrati nel relitto, altri 70 sono stati portati via dalla marea», racconta Abdel Latif Ibrahim, l’ufficiale della Guardia costiera libica incaricato del recupero dei corpi. Intorno a lui, intanto, i soccorritori con una tuta arancione raccolgono i corpi. Tra le vittime sono stati identificati due eritrei e due etiopi. «Non ci sono falle nel relitto. Credo che la barca si sia rovesciata per il sovraccarico: per loro non c’è stato scampo, sono rimasti intrappolati sotto», prosegue l’ufficiale. Tra le vittime almeno cinque i bambini. Altri 15 cadaveri erano stati recuperati al largo tra venerdì e sabato, mentre i sopravvissuti sono 16.Ma questa e altre stragi non fermano la pressione migratoria dalla Libia: nonostante l’instabilità politica che caratterizza il Paese e l’allerta elevata ai confini da Egitto, Algeria e Tunisia, continuano ad arrivare in Libia migliaia di disperati in fuga dalla povertà e dalle guerre che attanagliano l’Africa sub sahariana. Ma anche dalla Siria o dall’Iraq. Solo nell’ultimo mese sono migliaia i migranti salvati nel Mediterraneo, con decine di barconi e gommoni che salpano dalle coste libiche. Le stesse insanguinate dai cadaveri di al Qarbouli.
Dall’inizio dell’anno, 1.889 persone sono morte nel Mediterraneo mentre cercavano di giungere in Europa in modo irregolare, 1.600 delle quali dall’inizio di giugno. Lo ha stimato oggi l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ribadendo la richiesta di un’azione “europea urgente e concertata”. Di fronte alla drammatica situazione alle frontiere marittime dell’Europa, secondo l’Unhcr serve “un’azione urgente e concertata a livello europeo che preveda il rafforzamento delle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo”. L’organizzazione esprime “apprezzamento” per l’operazione italiana Mare Nostrum “che ha permesso di salvare migliaia di vite” e traccia un bilancio: circa 124.380 gli arrivi via mare in Europa, di cui ben 108.172 in Italia (al 24 agosto) tra i quali almeno 14 mila minori di cui 8.600 non accompagnati. Gli ultimi giorni sono stati i più letali dall’inizio dell’anno, ha detto la portavoce dell’Unhcr Melissa Fleming, evocando almeno tre incidenti in mare. La situazione in Libia, principale Paese di partenza, e in particolare il peggioramento della situazione della sicurezza ha favorito la crescita delle operazioni dei trafficanti ed ha spinto rifugiati e migranti presenti nel Paese a rischiare il viaggio in mare piuttosto che rimanere in una zona di conflitto, ha aggiunto. L’Unhcr ha affermato che di fronte al crescente numero di rifugiati e migranti, per lo più eritrei, siriani e somali, servono alternative legali a questi viaggi pericolosi.