BEIRUT, Michel Aoun, presidente libanese, quasi con un colpo di scena non ha escluso che la devastante esplosione di martedì scorso nel porto di Beirut, che ha provocato almeno stando a quando riportato dai bollettini locali la morte di almeno 155 persone e di almeno di 5.000 feriti, possa essere stata provocata da «una aggressione esterna, con l’ausilio di un missile, di una bomba o di un altro mezzo».
Il Presidente libaese, ha chiesto a Parigi le immagini satellitari dei momenti dell’esplosione. ha spiegato il presidente che l’inchiesta, «dovrà essere completamente libanese e non internazionale». Non si è fatta attendere la replica di Hezbollah, del tutto immediata, il partito sciita libanese che disporrebbe, secondo diverse fonti, ma la questione resta controversa e non poco articolata, di un vasto arsenale militare. Ieri pomeriggio, Hassan Nasrallah, leader del partito Hezbollah, in un atteso discorso televisivo, il primo dall’accaduto, ha escluso ogni responsabilità e coinvolgimento del suo partito, negando che Hezbollah, avesse, come sostenuto da molti, un deposito di armi nel porto di Beirut, proprio in prossimità del luogo dell’esplosione. «Non è accettabile sfruttare a scopi politici o settari questo incidente, che ha colpito tutti. Tutte le parti politiche dicono che l’esercito libanese è l’unica istituzione del paese su cui c’è piena fiducia. Bene, che sia allora l’Esercito a condurre l’inchiesta». Non sono mancati riferimenti anche ad Israele, che più volte negli ultimi giorni è stato chiamato in causa, ha negato qualsiasi responsabilità. Un riferimento degno di nota, ieri, secondo quanto riferito dalla France Presse: l’esercito israeliano ha confermato di aver sventato un tentativo di infiltrazione da parte di una squadra di terroristi di Hezbollah al confine tra due Paesi. Intanto, una grande manifestazione di commemorazione si terrà nel pomeriggio di oggi nel centro di Beirut, in piazza dei Martiri, per ricordare le vittime e chiedere giustizia. Gli organizzatori citati dalle agenzie hanno palesato che alla manifestazione vogliono la partecipazione: «Solo il popolo libanese commemorerà le vittime, non vogliamo autorità». «Questa sarà una giornata di rabbia e tristezza, è stata la negligenza del governo libanese a causare questa tragedia» a questa dichiarazione rilasciata da un manifestante, gli ha fatto eco uno degli organizzatori, aggiungendo che «l’idea di una cerimonia funebre di massa non si può realizzare a causa di problemi logistici, ma ci sarà una grande marcia di protesta contro la classe dirigente». Piazza dei Martiri nelle prossime ore sarà meta di decine di attivisti. In città si respira aria di tensione, dopo le proteste dei giorni scorsi che hanno portato tra l’altro a scontri tra manifestanti e polizia davanti al Parlamento nelle scorse notti. Nel grande spazio, già teatro di diversi raduni di massa a partire dall’ottobre scorso per protestare contro la disastrosa crisi economica, sono stati allestiti dei gazebo e le fotografie di molte delle vittime sono state incollate alla base del monumento ai martiri. Nel frattempo i lavori di ricerca dei dispersi continua senza soluzione di continuità, tant’è che sono stati portati alla luce 25 corpi la cui identità non è stata accertata. Sarebbero ancora decine le persone che mancano all’appello. In modo particolare le autorità libanesi hanno la grave situazione umanitaria da sistemare quella dell’assistenza alle migliaia di sfollati che hanno perso tutto a causa dell’esplosione. Causa questa sposata è sostenuta anche dalla comunità internazionale e dallo stesso Papa Francesco, che durante l’Angelus si è appellato a tutti affinchè con generosi aiuti sostengono il popolo libanese.
A cura di Raffaele Fattopace