Le associazioni i- Ken onlus, Fly Up e Reset hanno realizzato con fondi statali, l’apertura (a quasi 10 anni dalla concessione) del Rainbow Center, il primo centro di questo genere realizzato con finanziamenti di Stato in un immobile confiscato al clan Contini in via Antonio Genovesi 36 a Napoli. Il centro offre la consulenza di una squadra di esperti e l’ospitalità per una notte in caso di rifiuto da parte della famiglia a causa dell’ orientamento sessuale e della propria identità di genere. Una triste realtà in cui purtroppo sono costretti a vivere queste persone etichettati come “i diversi”, ricordiamo la storia di Francesco e Giuseppe, due ragazzi del Napoletano di 18 e 20 anni, sfrattati dalle proprie abitazioni perché le rispettive famiglie non hanno accettavano la loro relazione e per circa una settimana sono stati costretti a dormire in strada, per poi essere accolti dallo sportello dell’Arcigay.
Il neo centro affidato all’associazione capofila i-Ken Onlus è stato illustrato stamane al Palazzo delle Arti al convegno «Culture giovanili Lgbt: sfide, buone prassi ed innovazioni italiane made in Napoli. Il presidente di i-Ken, Carlo Cremona, ha sottolineato la necessità di sostenere il progetto sostenuto dagli psicologi e psicoterapeuti Paolo Valerio, Caterina Arcidiacono, Gabriella Ferrari Bravo, Agostino Carbone, il magistrato Maria de Luzenberger, gli avvocati Maria Giuseppina Chef, Claudia Piscione e l’assessore regionale Chiara Marciani, che ha offerto la collaborazione di Palazzo Santa Lucia dichiarando di istituire un tavolo operativo per offrire sbocchi futuri, come tirocini professionali o incubatori di impresa per i giovani, oppure un contributo per l’autonomia abitativa. Questa casa d’accoglienza intesa come famiglia e non un albergo, per i ragazzi Lgbt che potranno trovarvi assistenza anche lavorandoci o dando una mano.
“Negli anni ‘70 aiutai un giovane transessuale con la famiglia che non lo accettava. Oggi mi occupo di un caso al tribunale dei minorenni: due dei 4 figli di un uomo che dopo tre unioni con donne ha scelto di vivere con un compagno, rifiutano il padre: ora le difficoltà si incontrano con la propria famiglia più che con quella d’origine” afferma Gabriella Bravo.
Siamo tutti esseri umani e nessuno può rimanere da solo in situazioni del genere, c’è bisogno di solidarietà e aiuto e grazie ora all’inaugurazione del Rainbow center si potrà trovare conforto e ritrovare uno spazio di speranza.
“Anche chi sarà accolto se ne dovrà prendere cura e dovrà rimboccarsi le maniche soprattutto per chi ha più bisogno di assistenza. Siamo già partiti con servizi di consulenza psicologica, di consulenza legale e con uno sportello di primo soccorso per persone che si trovano per strada a causa di contrasti familiari, quante sono? Speriamo quanto prima di quantizzarle al tavolo dell’assessore Gaeta con le associazioni che si occupano di senza fissa dimora, tra cui la Comunità di Sant’Egidio. Il nostro dovrà essere un luogo che connette col mondo dell’accoglienza partendo da quella di genere, da qui la collaborazione con la psicologa Caterina Arcidiacono del Dipartimento studi di genere della Federico II. Avremmo potuto cadere nella trappola del ghetto, ma ferma restando l’importanza del clima familiare non è quel che intendiamo per Casa. Abbiamo infatti già dato accoglienza ad 80 persone” ha infine dichiarato il Presidente Cremona.
Martina Fiorentino