Flora Beneduce, Consigliere Regionale di Forza Italia, è stata ospite di Samuele Ciambriello per il programma radiofonico “Dentro i fatti”, in onda settimanalmente sulle frequenze di Radio Club 91.
“La Sanità è al limite del collasso, le strutture sono fatiscenti, il personale è insufficiente e le attrezzature sono inadeguate. Il commissariamento dimostra l’incapacità di gestione di questa amministrazione regionale, più impegnata a consolidare la lottizzazione che a occuparsi della salute dei cittadini. È necessario, sin da ora, predisporre un piano per dotare i nosocomi di strumentazioni moderne, per formare professionisti competenti, per potenziare le risorse, per razionalizzare le spese ed evitare gli sprechi. È indispensabile, inoltre, tener conto del paziente, che non ha bisogno solo di cure e prestazioni mediche, ma anche di supporto psicologico e sostegno umano”. E’ quanto si legge sulla home del suo sito web sotto la voce Sanità, una delle sue priorità insieme ai giovani, agli anziani e al turismo in Campania.
Flora Beneduce, intervistata da Ciambriello, ha parlato proprio di sanità, affrontando un tema piuttosto delicato: la sanità nelle carceri.
“Per i detenuti – ha dichiarato l’Onorevole Beneduce – la Sanità non può rappresentare “L’isola che non c’è”. La legge parla chiaro: la salute è un bene inalienabile per chi sta in carcere e per chi è fuori. Chi è in carcere merita un’attenzione particolare perché ai detenuti molte cose sono negate. E’ una situazione drammatica. Vorrei che le Asl fossero più attente alla salute dei carcerati: faccio appello al consigliere Topo perché insieme si può collaborare su questo”.
E sui primi cento giorni del Governo De Luca si è così espressa: “Sicuramente si tratta di un governo nuovo, rappresentato molto bene da parecchi giovani e da consiglieri che scendono in campo per la prima volta con idee innovative e questo è il lato positivo. Nell’ultimo Consiglio regionale, però, è stata approvata una legge sulla burocratizzazione e noi di Forza Italia – ha concluso – non eravamo d’accordo e siamo usciti dall’aula per dissenso perché avremmo voluto che fossero state ascoltate altre voci della minoranza”.