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BENEVENTO, RAGAZZO MASSACRATO DI BOTTE DURANTE UN PARTY: MUORE DOPO UN’ORA

A due giorni di distanza dalla terribile rissa scoppiata giorni fa in un locale nel Beneventano la quale ha portato alla morte di Antonio Parrella, oggi dal suo quartiere d’origine, Santa Maria degli Angeli, fino ad arrivare al bar “Excellent”, gestito dal fratello della vittima, si terrà una fiaccolata in memoria del ragazzo. All’esterno dello stesso locale in molti hanno lasciato messaggi di saluto, pupazzetti, fotografie in memoria di Antonio. Persone che gli hanno voluto bene e che non accettano una fine così assurda e violenta. Sempre questo pomeriggio presso l’istituto di medicina legale, ci sarà l’autopsia sul corpo di Antonio, affidata al medico legale Stefania Bello, di Foggia. Probabile la presenza di consulenti di fiducia sia dell’indagato, sia delle parti offese: la mamma, i fratelli e le sorelle di Parrella, assistiti dagli avvocati Grazia Luongo e Angelo Leone. Resta intanto in carcere Umberto Sferruzzi, 27 anni, con l’accusa di omicidio nei confronti di Antonio Parrella. Secondo una prima ricostruzione fatta dalla polizia, la violenza è scoppiata inseguito alla caduta di paio di occhiali ad uno degli invitati, i primi schiaffi che volano, i presenti che intervengono. Antonio Parrella ha la peggio. Finisce a terra. In molti si accaniscono contro di lui con calci alla testa, poi rotola per le scale, probabilmente nel tentativo di fuggire a quella furia. A questo punto tutti gli invitati vanno via e lo lasciano lì, mentre l’emorragia alla testa fa il suo devastante corso. Una ventina di invitati sono stati ascoltati dagli investigatori della polizia nell’immediatezza del fatto e lo saranno ancora nei prossimi giorni. Quasi tutti avevano in un primo momento negato di essere lì, altri avevano detto che probabilmente il ragazzo era caduto dalle scale. Ma chi ha visto Antonio in ospedale, ridotto ad una maschera di sangue e in coma, si è reso immediatamente conto che nessuna caduta dalle scale avrebbe potuto produrre quelle ferite.

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