Due vittime e almeno 30 i feriti durante la manifestazione di ieri a Mandalay, dove l’esercito ha effettuato un colpo di stato arrestando tutti i principali leader del partito di maggioranza, tra cui Aung San Suu Kyi, che era di fatto capo del governo.
Il colpo di stato è avvenuto nel giorno in cui si sarebbe dovuto riunire per la prima volta il nuovo Parlamento dopo le elezioni dello scorso novembre, vinte nettamente dalla Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, e perse dal Partito per la solidarietà e lo sviluppo dell’Unione, sostenuto dai militari.
Aung San Suu Kyi è stata infatti una delle figure più note e importanti a sostenere il ritorno alla democrazia e la fine della dittatura militare che ha governato il Myanmar per quasi mezzo secolo; per il suo impegno politico ha trascorso 15 anni agli arresti domiciliari e ha vinto il premio Nobel per la Pace. In seguito al golpe, e all’oscurazione momentanea della tv di stato e di alcuni social, la popolazione è scesa in piazza, scatenando una violenta reazione da parte della giunta che ha risposto, in un primo momento, con gas lacrimogeni e poi con colpi di arma da fuoco che hanno causato due vittime. “Gli Stati Uniti continueranno ad agire in modo fermo contro coloro che usano violenza contro la popolazione della Birmania mentre continuano a chiedere il ripristino del governo democraticamente eletto. Siamo a fianco della popolazione birmana” tweet di Anthony Blinken.
Il popolo, nel frattempo, spera nell’intervento dell’UE , che aveva dichiarato inaccettabile il comportamento della giunta.
A cura di Francesco Storto