Come riportato dal sito ilMattino.it
Alcune ruspe in azione per le prove di tecnologie per la bonifica, mezzi pronti per portare via cumuli di materiale contaminato ammucchiato dal 2000 sotto un capannone sventrato, la rassicurazione di Domenico Arcuri, manager di Invitalia, che «entro tre settimane aggiudichiamo l’appalto per bonificare i primi 16 ettari dall’amianto e lo faremo in un anno». Questi i primi segnali dell’avvio del processo di bonifica nell’area ex Italsider di Bagnoli, una landa morta di veleni, di cui da oggi ministero del Sud, Regione Campania, Comune di Napoli, Invitalia e struttura commissariale per Bagnoli raccolgono la sfida, con i primi 500 milioni di euro in tasca e la consapevolezza che «con Bagnoli ci giochiamo una partita politico-istituzionale sulla credibilità per le politiche del Sud che si costruisce anche qui», come spiega il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano.
Il nuovo presidente della cabina di regia su Bagnoli lancia l’operazione bonifica facendo ammenda per gli oltre 25 anni di promesse vane: «Scusate il ritardo», dice citando Massimo Troisi. «Quando è iniziata la vicenda di Bagnoli avevo 10 anni – ricorda – e da allora ne ho sempre sentito come una cosa che non vedeva la fine. Oggi non vengo qui ottimista ma consapevole che se vediamo le ruspe vuol dire che non tutto è stato fatto invano. Ora smettiamo di contare gli anni e guardiamo ai giorni che passano durante i lavori. L’obiettivo è abbattere quel muro che separa l’area dalla città e restituirla a Bagnoli, a Napoli, al Sud».
Le bonifiche dureranno fono al 2024 assicura Arcuri, ricordando che «In Italia ci sono i ricorsi per le gare pubbliche ma con le procedure d’urgenza non fermeremo i cantieri». Un rischio rallentamento burocratico che fa suo il commissario Francesco Floro Flores: «Alle aziende che intendono partecipare alle gare – spiega – chiedo di verificare se hanno i requisiti per gli stringenti vincoli di legalità e le competenze. Non fate ricorsi strumentali». Il rischio, insomma, c’è, e lo sa anche Arcuri che ammette «non facciamo i giudici amministrativi».
Ma oggi l’ottimismo c’è e lo sottolinea anche il sindaco Luigi de Magistris: «È la vittoria della città fatta prima con la lotta e poi con un grande spirito di coesione istituzionale che avevamo sempre ricercato. La città ha lottato quando altri governi volevano mettere le mani su Bagnoli, speculare e fare cose già viste che ci hanno fatto perdere 20 anni», dice, definendo «ambizioso» il progetto che prevede il recupero della linea di costa, la spiaggia pubblica, la balneazione, il parco, luoghi per la ricerca in connessione con le Università, il recupero dell’archeologia industriale.
La rimozione dell’amianto prevede il prelievo di 90.000 tonnellate di terra, di cui 25.000 contengono amianto. Intanto si metterà mano agli altri disastri, dai metalli pesanti, ai materiali chimici, fino alla depurazione delle acque piovane che passano per il terreno, si inquinano e finiscono in mare. Anche il mare tornerà alla città con la rimozione della colmata. Quattro anni di lavori che, avverte il vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, «saranno un cammino molto lungo, un intervento complesso ed esteso sul piano dimensionale ma anche innovativo per le caratteristiche dell’inquinamento. Ma Bagnoli è lo snodo tra il punto più basso di idea di sviluppo e il picco di una straordinaria rigenerazione. La Regione è pronta a fare la sua parte e dare la massima collaborazione possibile».
Restano frizioni della Regione sul borgo di Coroglio, su Città della Scienza, resta l’assenza del governatore De Luca, impegnato altrove. Ma tutte le istituzioni stavolta pare ci provino davvero.