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Bonifiche, le proposte di Legambiente nel weekend di Bagnoli

Garantire maggior trasparenza sul programma nazionale di bonifiche; stabilizzare la normativa italiana e approvare una direttiva europea sul suolo; rendere più conveniente l’applicazione delle tecnologie di bonifica in situ per permettere il loro avvio in tutti i SIN; e fermare i commissariamenti, come quello di Bagnoli disposto dallo Sblocco Italia e contro il quale nelle stesse ore attorno alla ex Italsider ambientalisti e comitati erano scesi in strada per manifestare.

Sono queste alcune delle proposte emerse nel corso del 38esimo Congresso dell’Associazione italiana di epidemiologia (AIE) dal tema “Il futuro dell’epidemiologia per l’ambiente, la salute e l’equità”, tenutosi nel weekend presso Città della Scienza a Napoli.

L’intervento, “La bonifica delle aree a rischio: le proposte di Legambiente per cambiare passo” di Giorgio Zampetti, responsabile scientifico Legambiente, ha chiuso la tre giorni in cui si è discusso di acque, rifiuti e contaminazione dell’ambiente. Zampetti ha messo in evidenza lo stato di ritardo delle bonifiche nel nostro Paese denunciando l’errore di aver declassato alcune realtà contaminate da siti di interesse nazionale (SIN) a siti di interesse regionale (SIR). E’ il caso ad esempio in Campania della Terra dei fuochi, area all’interno del più vasto sito denominato Litorale domitio flegreo e Agro aversano. Quest’ultimo, inserito nel 1998 nei primi 15 SIN del programma nazionale di bonifica nel 1998, è stato trasformato in SIR dal decreto ministeriale 11 gennaio 2013.

Lo Stato italiano riconosce 180 ettari di superficie contaminata dei quali circa 100mila sono attualmente ricompresi all’interno dei SIN, a causa della riduzione del loro numero da 57 a 39 apportata dal decreto. Inoltre, solo in 11 SIN su 39 sono stati presentati piani di caratterizzazione al 100%, e solo per 3 SIN su 39 è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti.

Tra le altre proposte quella di istituire un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani; sostenere l’epidemiologia ambientale come strumento per una reale prevenzione; potenziare il sistema dei controlli ambientali pubblici; introdurre i delitti ambientali nel codice penale; applicare il principio di chi inquina paga anche all’interno del mondo industriale. L’associazione ha anche lanciato nel weekend la campagna virale #Sbloccafuturo per  la segnalazione di opere urgenti segnalate dai cittadini in tema di bonifiche, depuratori e impianti per la gestione dei rifiuti.

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