Cultura

Bronzi di Riace, dopo 2500 anni ancora senza fissa dimora

E` ancora giallo sui Bronzi di Riace e sul loro trasferimento a Milano per l’Expo 2015. Mentre Sgarbi fa sapere che l’assessorato alla Cultura della Regione Calabria avrebbe acconsentito allo spostamento, arriva secca la smentita dell’assessore Mario Caligiuri: «Non ho mai fatto alcuna dichiarazione sugli eventuali trasferimenti dei Bronzi di Riace. E’ una bufala di fine estate».

Intanto la polemica sull’opportunità di un tale trasferimento non si placa, e  attraversa anche l’oceano atlantico per arrivare sulle pagine di Artnet, la più importante rivista on line che si occupa di arte negli Stati Uniti. “L’ITALIA METTE A RISCHIO GLI INESTIMABILI BRONZI DI RIACE PER FARE CASSA” titola la rivista, che dedica un lungo articolo alla faccenda, ricordando anche la storia delle statue e il loro valore inestimabile.

I bronzi di Riace, due statue bronzee  di dimensioni leggermente superiori al vero, databili al V secolo a. C., attualmente custoditi nel Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, furono ritrovati il 16 agosto 1972 nel mare Ionio, a poca distanza da Riace e sono considerati  tra i capolavori scultorei più significativi dell’arte greca.

Un primo restauro sulle statue durò quasi nove anni e si svolse tra Reggio Calabria e Firenze. A Firenze restarono esposti sei mesi, e tornarono a Reggio Calabria facendo però prima tappa per una esposizione al Quirinale, su volere del Presidente Sandro Pertini. Successivamente  furono necessari in seguito altri due restauri, uno negli anni ’90, l’ultimo cominciato nel dicembre 2009, quando i guerrieri furono trasportati presso il Palazzo Campanella per permettere anche il restauro del museo nazionale che li ospitava, ed e` terminato nel 2011.

Solo nel 2013 il Museo ha riaperto parzialmente per consentire al pubblico di poter ammirare i due giganti di bronzo. Storia lunga e tormentata dunque per le ben note statue, che probabilmente furono “smarrite”  durante il loro trasporto. Sul luogo di provenienza originario infatti ci sono più teorie, ma quello che sembra certo è che approdarono ai fondi marini in cui sono stati ritrovati arrivandoci su una nave, e per qualche motivo furono poi li abbandonati. Ancora oggi però sembrano non aver finito il loro peregrinare, visto che il Ministro Franceschini sta valutando se fargli fare altri oltre 1000 chilometri per trasportarli presso l’Esposizione Universale EXPO2015. Molti esperti però pensano che un tale viaggio potrebbe danneggiare i capolavori di 2500 anni fa, e osteggiano questo progetto.

Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, e il critico d’arte Vittorio Sgarbi hanno  scritto una lettera al ministro della cultura per delineare la loro richiesta e la motivazione del  prestito. Secondo i due  politici, le indicazioni riguardanti la fragilità Bronzi di Riace sarebbero  state grossolanamente esagerate  nel tentativo di trattenerli a Reggio Calabria per  il vantaggio economico che creano i numerosi turisti che si recano li per vedere gli antichi guerrieri. L’intenzione è di  rendere entrambi  i bronzi visibile nel  Padiglione italiano oppure creare un padiglione speciale per loro patrocinato dalla Regione Lombardia. In cambio, Maroni e Sgarbi hanno offerto alla regione Calabria un terzo delle vendite dei biglietti relativi ai Bronzi di Riace per un ammontare stimato sui  5 milioni di euro. Considerando il deficit di bilancio del sud d’Italia, tale offerta non è insignificante.

Da parte sua, Franceschini ha disposto un gruppo di esperti per giudicare se i bronzi possono affrontare il viaggio o se  è troppo pericoloso, a prescindere dal beneficio economico. Ma n un editoriale pubblicato su ZOOMsud, Francesco Alì e Pasquale Amato, del Comitato per la Promozione della Bronzi di Riace e del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, respingono la richiesta della Regione  Lombardia e contestano il ricorso di Franceschini a una  commissione esterna «con essa egli ha offeso e umiliato le relazioni scientifiche degli ultimi 40 anni redatte da soprintendenti, restauratori, esperti Iscr ed Enea che hanno già decretato la massima fragilità delle due statue che, in caso di spostamenti anche minimi, rischiano il danneggiamento irrimediabile e addirittura la distruzione». Ci vanno giù duri, ritenendo che «o il ministro ha già deciso, nei fatti, di portare a Milano le delicate statue per promuovere un piano che mira solo a monetizzare a favore della Lombardia l’Expo, abbandonando il Mezzogiorno e il resto d’Italia. O piuttosto non è in grado di svolgere il ruolo che il suo mandato richiede: valorizzare il patrimonio ma preservandolo dal rischio altissimo della sua distruzione».

Ancora un parere in opposizione è quello di Pino Aprile che al settimanale Oggi dichiara: «Per impedirlo, farei la catena umana intorno al Museo di Reggio Calabria, già preannunciata. Spiego perché: I Bronzi sono già le statue più famose del pianeta. l’Expo non darebbe loro “visibilità”, ma il contrario. E già una volta, per un trasferimento si sono persi e ci son voluti 2500 anni per ritrovarli. Sgarbi prevede un milione di visitatori in cinque mesi, all’Expo. Più di 6.600 al giorno; mentre da gennaio a luglio, al Museo di Reggio sono stati 115mila (cifre lontane dal milione all’anno di trent’anni fa). Esistono delle “pratiche” tecniche che vanno rispettate, i Bronzi sono il Patrimonio di chi li custodisce e frustate al Territorio Meridionale ve ne sono abbastanza.  Chi è stato al Museo di Reggio Calabria lo sa: i visitatori entrano a gruppi di 20-25, in un ambiente in cui subiscono una prima decontaminazione, per 20 minuti, mentre guardano un video ritrovamento e restauro degli eroi. Si passa poi, in un’altra sala, per la decontaminazione totale (3 minuti). Infine, si è ammessi nella sala dei Bronzi: massimo 20 minuti. Chiaramente la cultura consumistica che si respira negli ambienti milanesi prevede che i bronzi “vengano messi a frutto”. Che quindi portino economia per le vetrine internazionali per cui le cose buone del Sud diventano le cose buone d’Italia solo all’occorrenza. La cultura politica “usa e getta” perpetrata da un secolo e mezzo ai nostri danni.»

Pino Aprile prosegue spiegando che piuttosto andrebbero incrementati i trasporti per  Reggio Calabria, naturale sede dei Bronzi oramai diventati simbolo della citta`, perché il problema «non  è farli conoscere, ma farli raggiungere dove stanno».

Insomma, ancora una volta, il sud è arrabbiato perché si vede in qualche modo sfruttato dal nord e non sente valorizzato da un governo che sui bisogni e sui problemi del meridione appare alquanto miope. Eppure quanto bene ne ricaverebbe tutta l’Italia se il sud fosse aiutato ad assecondare e a sviluppare la propria vocazione turistica. I Bronzi di Riace raccontano 2500 anni di storia, una storia che al sud è rintracciabile in ogni angolo, in ogni paese. Un sud che per volere del fato è diventato la casa dei due antichi guerrieri greci che dopo due millenni e mezzo vorrebbero pure smettere di fare la guerra e trovare un po` di pace.

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