Il Presidente della Commissione Aree interne a margine della presentazione della proposta di legge: “Miriamo a colmare un vuoto normativo di oltre 40 anni”
“Questo pomeriggio abbiamo presentato la proposta di legge sull’assetto dei comitati di gestione delle aree industriali. La storia delle Aree di sviluppo industriale (ASI) in regione Campania, soprattutto dagli anni ’80 in poi, ci ha consegnato dei territori dove il peso della programmazione economica ha avuto spesso la preminenza sulle peculiarità territoriali. La proposta di legge elaborata insieme all’Associazione Radici, che ringrazio, ha l’obiettivo di colmare un vuoto normativo concernente le aree industriali, realizzate dopo il sisma, attraverso l’istituzione di un organismo ad hoc rappresentativo dei territori e a cui attribuire il potere di gestione e regolamentazione”. A dirlo è il Presidente della Commissione Aree interne Michele Cammarano a margine della presentazione della proposta di legge “Assetto dei Comitati di gestione delle aree industriali, in attuazione dell’articolo 32 della legge 14 maggio 1981, n. 219”.
“Non è infrequente ritrovare industrie pesanti in contesti rurali di alto pregio naturalistico dove le prerogative culturali, sociali ed economiche imporrebbero ben altro sviluppo. In questo contesto – continua Cammarano – è indispensabile un ripensamento del rapporto tra industria e ambiente in favore di una lettura dello sviluppo locale più orientato all’utilizzo delle risorse locali, compresa quella del capitale umano”.
“La proposta di legge che abbiamo presentato, in piena sintonia con i rappresentanti istituzionali dei territori, mira a salvaguardare l’integrità e la vocazione dei piccoli borghi e dei comuni delle aree interne e a riformare la gestione delle aree industriali con l’obiettivo di finalizzare ogni investimento industriale ad una pianificazione coerente con il territorio circostante. Dobbiamo andare oltre i ‘crateri’ industriali delle nostre aree interne – conclude Cammarano – creati non dal terremoto ma dall’uomo, con la chimera di uno sviluppo occupazionale indefinito, ma completamente avulsi dal contesto naturale, sociale, culturale ed economico circostante”.