Nella legge regionale sulle norme di tutela del paesaggio, in discussione in questi giorni, si prova a dare fiato all’edilizia con norme che mettono al centro l’ambiente: positivamente, prevedendo lavori sulle case per ridurre l’impatto energetico, e negativamente, mascherando possibili abusi con piani di compensazione ambientale.
Per rispondere alla pianificazione paesaggistica, prevista dall’art. 135 del decreto legislativo 42/2004, la giunta regionale ripropone nuovamente al consiglio la proposta di disegno di legge contenente “Norme in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio in Campania”.
Già l’allargamento della zona rossa ha aperto “ad interventi in aree che sono in questo momento anche appetibili per l’espansione urbana: Napoli est e la propaggine verso la zona di Acerra e Nola. Questa modifica della zona rossa ha una doppia funzione: da un lato si estende il territorio suscettibile del rischio vulcanico e dall’altra si consente a chi si trova in quest’area di mettersi in sicurezza con la costruzione di un tetto. Chi sta in zona rossa può quindi restarci adeguando gli immobili o costruendoli con criteri antisismici”. Con la voce critica Anna Savarese, di Legambiente, elenca tutte le particolarità che non vanno di pari passo alla tutela dell’ambiente, del territorio e degli uomini che vi abitano.
Il punto dolente non è solo l’articolo 15, già tanto discusso, che “è sicuramente il più grave” perché prevede una serie di abrogazioni di leggi vigenti che tutelano alcune zone importanti come il Vesuvio, la penisola Sorrentina ed Amalfitana o la zona di Velia. Tutte zone che “sono le più appetibili da un punto di vista di rendita fondiaria”. L’intero impianto dell’articolo si inserisce perfettamente nell’idea nazionale del piano casa che prova a dare un po’ di respiro al mondo dell’edilizia con l’obiettivo da un lato “di risolvere i problemi antisismici o di efficienza energetica, adeguando le case. Dall’altro prevedendo anche aumenti di cubatura delle stesse, con ipotesi di abbattimenti e ricostruzioni”.
Anche l’articolo 7 è sotto l’occhio la lente di ingrandimento delle associazioni ambientaliste. Introduce, infatti, “una serie di strumenti e metodologie – si legge nell’articolo -, da specificarsi nell’ambito delle norme di attuazione della pianificazione paesaggistica” in primis l’ecoconto “che misura – continuna la disposizione della legge – l’impoverimento del valore di un determinato territorio, a seguito della sua trasformazione, e ne quantifica la necessaria compensazione per bilanciarne gli effetti”. In realtà, quindi, una forma di compensazione come di quelle che si usano quando si mettono in cantiere grandi progetti di pubblica utilità.
Riprendendo le parole di Savarese questa cosa è veramente pericolosa in assenza di un disegno preordinato. Si paga un amministrazione, riducendolo ad una forma di condono mascherato da compensazione.»
Il territorio esteso della provincia di Napoli, con alcune zone del salernitano o del casertano, meriterebbero un ripensamento dal punto di vista dell’alleggerimento abitativo piuttosto che nuove deregolamentazioni. Purtroppo però questi temi sono strettamente collegati alle campagne elettorali. Possono fartele vincere ma anche o spesso perdere.