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Campania, Muscarà(M5S): Renzi fa il comizio per il si al referendum e la Regione Campania finanzia. Violata la par condicio

 “Come volevasi dimostrare e come ha denunciato il Movimento 5 Stelle la due giorni dell’Assemblea nazionale sul Mezzogiorno alla Mostra d’Oltremare a Napoli si è rilevato un pacchiano spot sul referendum in palese violazione della par condicio e, cosa gravissima, l’evento è stato pagato con i soldi della Regione Campania”. Lo denuncia in una nota il gruppo regionale del Movimento 5 Stelle, dopo che già venerdì la consigliera Maria Muscarà aveva annunciato l’invio di una dettagliata segnalazione ai revisori dei conti, all’Autorità garante per le comunicazioni, al CORECOM e alla Prefettura. “Quello che noi avevamo denunciato è oggi accaduto con un comizio per il si del premier Renzi. De Luca ha organizzato un evento fintamente istituzionale e per finanziarlo con soldi pubblici ha emanato una apposita delibera”. “Una due giorni imbarazzante dove si sono prodotte le solite chiacchiere mirabolanti alla maniera di De Luca – attaccano – fino a giungere all’indegno comizio di stamane con Renzi che, nel suo classico schema da compravendita, ha legato le improbabili promesse di De Luca per il Sud alla vittoria del ‘si’ al referendum”. “Una squallida propaganda per sostenere le ragioni del SI – sottolinea Muscarà – a colpi di spot organizzati da De Luca con i soldi dei campani per farsi bello agli occhi del presidente del Consiglio e per far fare bella figura al figliolo Piero, responsabile del comitato per il si”. “De Luca agisce come la Serracchiani – prosegue – già condannata per aver usato soldi pubblici per fare campagna per il si”. “Ribadiamo che i 500 mila euro messi a disposizione per l’evento alla Mostra d’Oltremare – continua Muscarà – erano una passerella mediatica a ridosso del referendum costituzionale”. “Evento promozionato tappezzando la regione con maxi manifesti e inserzioni su giornali e siti web – conclude Muscarà- , finanziato con denaro pubblico in contrasto con quanto prescritto dalla legge per la par condicio, che sancisce il divieto assoluto per qualsiasi forma di comunicazione istituzionale”.

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