Leggo di molti uomini che dalle sembianze e comportamenti sembrano persone del tutto normali e all’improvviso si scagliano violentemente verso le proprie compagne, al punto di ammazzarle con una ferocia inaudita. Negli ultimi giorni ben quadro donne sono state uccise o ridotte in fin di vita in più zone della nostra penisola. Dal sud al nord Italia.
C’è da domandarsi. Cosa sta accadendo? E perché? Quali le ragioni?
C’è qualcosa che mina ormai la consuetudine quotidiana e, quindi, la stessa famiglia, che va analizzata e che porta drammaticamente alla distruzione di interi nuclei familiari.
Nei mesi sino ad oggi trascorsi del 2017 sono ben più di cinquanta i delitti nel nostro paese di donne ad opera dei loro uomini. Mariti, amanti o compagni. Il terribile femminicidio non va preso sotto gamba. Non bisogna arrendersi.
Quello di cui ho timore e la normalità che mostrano in pubblico tali autori di scelerati delitti prima di compiere gli atti. Quella cultura retrograda del possesso dell’uomo sulla donna, che si pensava superata é, invece, tra i principali motivi che sono alla base dei diversi massacri.
La paura che mi investe e che tutti all’improvviso possano trasformarsi in feroci assassini, senza che nulla li fermi. Forse é arrivato il momento che il rispetto e il valore del sesso femminile venga ripreso dal basso. Insegnandolo e facendolo comprendere ai bambini sin dai loro primi affacci sulla società d’oggi.
L’indignazione che si coglie a posteriore nell’opinione pubblica, quando si registrano i picchi dell’ingiustificato fenomeno, a poco serve. La battaglia va combattuta ripeto riprendendo il bandolo della matassa dalle nuove generazioni. Serve un’educazione mirata per combattere comportamenti violenti che sono anche il sintomo di una società molto incattivita.
Occorre, quindi, diffondere più tolleranza e accettazione reciproca nei legami nell’ambito della comunità, meno prevaricazione. Almeno così si spera, affinché si possa imprimere una nuova marcia.
Nicola Campoli