Come abbiamo sottolineato più volte, la pandemia ha esasperato tutte le criticità del sistema penitenziario, da anni zona grigia e totalmente estranea alla società. Il sovraffollamento, la promiscuità degli spazi e la carenza di condizioni igienico-sanitarie adeguate ha centuplicato il rischio del contagio e così attualmente sono più di mille i detenuti positivi al Covid-19. Lo stesso dicasi per il personale penitenziario e amministrativo, che conta più di 800 contagiati.
La Regione Campania è stata tra le più colpite e nelle sue carceri ci sono attualmente 48 detenuti positivi, di cui 44 nel solo carcere di Secondigliano, i restanti tra la casa circondariale di Poggioreale e il carcere di Benevento. Sono per fortuna soltanto tre coloro che hanno avuto bisogno di un ricovero in ospedale (e tra questi due appartengono all’area di esecuzione penale esterna), ma dall’inizio della pandemia sono già morti 4 detenuti nelle sole carceri campane, senza contare un agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere e il dirigente sanitario del carcere di Secondigliano.
Nonostante il rischio insito negli istituti di pena fosse stato denunciato da più autorevoli voci già durante la prima ondata pandemica, le misure varate a livello governativo sono state del tutto insufficienti ed oggi, come denunciato dal Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello, “la seconda ondata pandemica ha portato con sé molti più morti e contagiati”.
“Ma la politica continua a minimizzare e ad essere indifferente, e la pena porta con sé un sovraccarico di sofferenze e umiliazione non scritto in sentenza, ma soprattutto essa non riesce a ricostruire una nuova identità sulla quale innestare un percorso di cambiamento”: questo quanto affermato da Ciambriello, che continua a ritenere il carcere “una risposta semplice a problemi complessi”.
A cura di Giusy Santella