“Entrare nelle mura del carcere per oltrepassare le mura dell’indifferenza”. Questo l’incipit di Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della regione Campania, alla presentazione oggi del suo libro “CARCERE“. “Mi sono interessato al carcere negli anni 80’, la fede laica mi ha aperto la strada. Secondo l’articolo 27 della Costituzione italiana in carcere le pene servono a rieducare, così ho raccolto le storie di molti carcerati per poterle raccontare.” Continua così Ciambriello, raccontando del suo libro “CARCERE” presso il complesso monumentale Donnaregina di Napoli.
Questo libro è stato scritto in collaborazione con Anna Buonaiuto, Dea Demian Pisano, Anna Malinconico e Celestina Frosolone ed è stato pubblicato con grande stima da Rogiosi editore.
Rosario Bianco ci ha tenuto infatti a sottolineare che questo libro non è un’operazione commerciale, bensì è stato pubblicato per l’entusiasmo mostrato da Ciambriello e per la sua passione e dedizione verso gli ultimi.
Durante la presentazione è intervenuta poi Annamaria Ziccardi, presidente dell’associazione “Carcere Possibile” che si è complimentata con il garante delle persone private di libertà perché: “In un percorso di quasi 40 anni era necessario che andasse scritto un testo del genere. I carcerati non vanno seppelliti ma rieducati. Le associazioni provano a creare dei progetti, la cosa che però occorre davvero è dare un sostegno economico per far sì che si possano attuare questi progetti. Progetti che devono contenere un dopo, che devono servire ai detenuti per rientrare nella società.”
“Un libro forte, concreto ed essenziale che pone l’attenzione su quello che è il nostro stato di diritto. Di fondo a questo libro c’è un grido “non lasciatemi solo”, il carcere è una battaglia che non si vince da soli, non c’è bisogno di eroi ma di persone impegnate. Esiste una sfida civile per far accettare e accettare le persone diversamente liberi. Rispecchia il dramma dell’inclusione, il dramma di non essere accettati. Bisogna cercare cosa c’è dopo il reato, cercare di comprendere e di capire, rispettare la sanzione e ripartire dopo di essa.” Queste le parole del magistrato Nicola Graziano, il quale non ha nascosto l’emozione per l’uscita di questo libro “tanto atteso”.
Prosegue poi Adriana Pangia, Presidente del Tribunale di Napoli: “Il carcere è una separazione tra il mondo esterno e il detenuto, e spesso non è la pena giusta da far pagare.”
“Il carcere non è un’istituzione che serve all’uomo. Il carcere toglie al detenuto l’unica cosa che può migliorarlo cioè l’affetto dei suoi cari. Come si può volere che questa persona migliori o venga rieducato dai soli educatori?” Dichiara Don Franco Esposito, Cappellano del Carcere di Poggioreale, e prosegue: “La recidiva è pari all’80%. Il carcere se fosse un’azienda dovrebbe dichiarare fallimento perché così com’è crea solo criminalità.” Don Franco sottolinea poi che la Chiesa di Napoli da più di 10 anni ha fondato un centro grazie al quale aiuta gli ex detenuti nel loro percorso di reinserimento nella società e grazie ad esso la recidiva è irrisoria. Il carcere non è quindi la risposta a tutti i mali della società.
Infine il Cardinale Crescenzo Sepe, facendo riferimento al libro di Ciambriello, si chiede:” Chi è il carcerato? Noi immaginiamo la cella con la sbarra di ferro e lui lì a scontare la sua pena. Solo, tra il freddo delle sbarre. Il carcerato è immaginato come la persona esclusa, come un lebbroso e quindi noi dobbiamo arrivare, grazie a questo libro, a sensibilizzare l’opinione comune. Non è un escluso ma è colui che deve essere rincluso nella società civile, una società che ha lasciato per scontare la sua pena.
Dobbiamo cambiare la realtà, dobbiamo fare una rivoluzione culturale per far sì che loro non vengano lasciati dietro.
Quando sentiamo parlare dei carcerati non dobbiamo voltarci dall’altra parte ma dobbiamo allungare una mano verso di loro e aiutarli lì dove ci è possibile. Bisogna aiutarli a vivere con dignità in questa società.”
“Non esistono i carcerati ma esiste la storia di un uomo o una donna che per un certo motivo si trova privato della sua libertà personale e questo libro è l’espressione della mia vita da garante, di ciò che vivo e che tocco con mano ogni giorno” conclude Samuele Ciambriello.