Di carcere e di detenuti non si parla spesso, eppure è una realtà a noi vicina. Si sente la parola detenzione solo legata ad eventi particolari, come la cattura di Matteo Messina Denaro o il caso Cospito.
In realtà, la vita dietro le sbarre è molto dura e la situazione delle carceri italiane appare disastrosa.
La nostra Repubblica promuove la rieducazione del detenuto per poi inserirlo nella società una volta scontata la pena. Ma è davvero così?
Nel sistema carcerario italiano emergono dati sconvolgenti. Sovraffollamento, violenze, nessun aiuto psicologico e medico. Il tasso di affollamento è molto elevato e mancano educatori, psicologi, medici e mediatori culturali.
Per il carcere di Poggioreale parla Samuele Ciambriello, garante campano delle persone private della libertà personale: “Ho rincontrato un detenuto di 92 anni e un altro di 79, ammalato, che non è riuscito a farsi una visita specialistica agli occhi perché non era possibile portarlo”.
Anche il penitenziario di Secondigliano non è esente a questo argomento: “Un detenuto di Secondigliano che ho visto ieri che, pur avendo avuto dal magistrato il permesso per andare in famiglia per la morte del papà, non è stato portato per il funerale”, continua Ciambriello.
I dati di malattie nelle carceri sono sconvolgenti: “Un altro detenuto di 72 anni affetto da sclerosi multipla- sostiene il garante- e almeno una trentina con disturbi mentali”.
Le sue parole di disperazione verso “un’umanità dimenticata che meriterebbe sorte diversa dal restare chiusa in carcere”.