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CARCERI? CHE COSA SI PUO’ FARE SUBITO SUL PIANO NAZIONALE E LOCALE. E’ UNA CAPORETTO PER IL DAP. IL GARANTE CIAMBRIELLO: “SERVONO MISURE URGENTI, SI RISCHIA IL COLLASSO. ”

La curva di contagio del Coronavirus sta crescendo e questo pone un ulteriore problema: la vita in carcere. Da qui la protesta di moltissimi penitenziari in Italia, da nord a sud. Molte sezioni sono state devastate, coinvolti 49 istituti in maniera diversa.  Alcune proteste sono state drammatiche con livelli di violenza utilizzati che non si vedevano da decenni. In totale 14 morti detenuti, alcuni portati in ospedale in condizioni precarie. Il bilancio dei feriti è di 59 persone  anche tra i poliziotti penitenziari. La distruzione di molte sezioni ha ridotto di circa duemila posti disponibili destinati alla capienza dei detenuti. Le unità in esubero già erano 11mila per un totale di 50mila posti disponibili. Una situazione drammatica. A Melfi 5 operatori sanitari e due poliziotti sono stati tratti in ostaggio. Da Foggia 70 detenuti sono scappati la cui metà si è costituita o è stata ripresa. Al momento i latitanti  sono 16. Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha istituito una task force anche con la presenza del Garante nazionale dei detenuti il Professor Mauro Palma, ma non basta. Sembra una Caporetto per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Occorre riportare serenità nelle carceri ed assicurare le misure necessarie per tutelare la salute sia dei detenuti che degli agenti di polizia penitenziaria.

Su questi temi locali e nazionali si è espresso il Garante dei detenuti della Regione Campania Samuele Ciambriello che ha elaborato quattro punti fondamentali che rappresentano misure indispensabili per uscire da una situazione già drammatica:

Alcune misure appaiono indispensabili . Ad esempio: 1) disporre la sospensione dei nuovi ordini di carcerazione per pene fino a due anni; 2) favorire, per i detenuti fino a tre anni, l’immediata sottoposizione a misure alternative alla detenzione; 3) aumentare – come già in passato – da due a tre mesi per semestre il periodo di liberazione anticipata; 4) approntare con urgenza sistemi di comunicazione video nei colloqui fra detenuti e familiari, che vanno resi più frequenti. Tutto ciò naturalmente limitatamente all’emergenza in atto”.

Il Garante dei detenuti Ciambriello, in questi giorni ha anche visitato più volte  il carcere di Poggioreale:

Stiamo lavorando da ieri per coloro che hanno superato i 70 anni, hanno un fine pena di sei mesi,i tossicodipendenti che possono andare nelle comunità. Gli avvocati o direttamente i detenuti,d’intesa con l’area educativa e sanitaria, possono chiedere gli arresti domiciliari se affetti da gravi patologie, per i cardiopatici e gli immunodepressi.  I semiliberi di Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere e Salerno la sera dormono a casa. Ho chiesto al Direttore del carcere e al responsabile sanitario di potenziare le misure precauzionali per prevenire le forme di contagio sia per la polizia penitenziaria che per i diversamente liberi. Il ministero ha annunciato un Kit per gli agenti penitenziari. Servono subito segnali di attenzione.

Questi sono soltanto alcuni dati di un momento, probabilmente, mai verificatosi prima. Fino al 22 marzo sono sospesi i colloqui. Ma dopo questa data cosa sarà? Nelle carceri mancano mascherine e guanti ed addirittura i termometri per la temperatura. La verità è che manca una direzione vera del dipartimento della giustizia penitenziaria. Il ministro non convoca i giudici di sorveglianza, le organizzazioni sindacali, non decide. Siamo in un limbo. E in questo limbo, anziché giungere al paradiso, si va all’inferno.

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