Sedici Garanti regionali delle persone private della libertà individuale hanno scritto ai Presidenti delle Regioni per rappresentare la istituzione di una task force in materia di contenimento e coordinamento dell’emergenza coronavirus in carcere. Tra i primi firmatari Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Regione Campania.
Illustre Presidente,
in data 21 aprile 2020, su sollecitazione del Ministero della Giustizia, il Ministero della Salute ha istituto in quella sede un Gruppo di lavoro interministeriale ad hoc per il contenimento dell’emergenza COVID-19 nel settore penitenziario, a cui sono stati invitati a partecipare anche il Garante nazionale delle persone private della libertà, l’Istituto Superiore di Sanità e tre rappresentanti del Gruppo tecnico interregionale della sanità penitenziaria.
Come ogni altro luogo di convivenza forzata di una pluralità di persone, gli Istituti penitenziari sono particolarmente a rischio per le condizioni di potenziale diffusività del virus COVID-19, già purtroppo riscontrata in alcuni di essi. Dopo un periodo di incertezza, che ha generato confusione e preoccupazione tra i detenuti, i loro familiari e gli operatori delle amministrazioni penitenziaria e sanitaria, le Regioni e l’Amministrazione penitenziaria, ciascuna per la propria parte, hanno condiviso alcune modalità operative di prevenzione e di primo intervento (il pre-triage dei nuovi ingressi, la limitazione dei trasferimenti dei detenuti, l’isolamento dei positivi). Sopravvivono particolari criticità, relative – come è noto – alle condizioni di cronico sovraffollamento degli istituti penitenziari, che impediscono l’adozione delle misure di distanziamento sociale prescritte alla generalità della popolazione e, specificamente, la quarantena precauzionale dei detenuti che siano stati a contatto con persone di cui sia stata riscontrata la positività. In prospettiva è da valutare con particolare attenzione le misure da adottare nella cd. fase 2, che in ambito penitenziario sarà possibile identificare con il venir meno della interdizione ai colloqui in presenza dei detenuti con i loro familiari, la progressiva ripresa delle attività scolastiche, formative e lavorative all’interno e all’esterno delle carceri e la riapertura delle carceri al fondamentale contributo del volontariato e del terzo settore.
Certamente sarà necessario il massimo coordinamento di tutti gli attori del sistema coinvolti nella prevenzione della ulteriore diffusione del virus e nella garanzia di uniformi livelli essenziali di assistenza per tutte le persone detenute. A tal fine, la normativa vigente prevede che il confronto tra le Amministrazioni centrali dello Stato e le Regioni si svolga nell’ambito del Tavolo di consultazione permanente istituito presso la Conferenza unificata a seguito del Dpcm 1 aprile 2008 di trasferimento delle competenze al Servizio sanitario nazionale dell’assistenza sanitaria delle persone detenute. Viceversa, l’autorità di Governo ha inteso istituire una nuova sede in cui le Regioni e le Province autonome, pur titolari della responsabilità del servizio sanitario negli istituti penitenziari come sul territorio, appaiono coinvolte in maniera marginale, in un organismo che appare squilibrato nelle rappresentanze tra Amministrazioni centrali dello Stato e Regioni e tra responsabilità sanitarie e di giustizia. Così composto, il Gruppo di lavoro potrebbe provocare – anche involontariamente – effetti perturbatori di quel modello di gestione della sanità penitenziaria che, ancorché bisognoso di ulteriori miglioramenti, nel suo insieme in questi anni è andato positivamente assestandosi.
In qualità di Garanti delle persone private della libertà delle Regioni e delle Province autonome ci preme rappresentare
alla Loro attenzione quanto segue:
– l’accettabilità istituzionale del Gruppo di lavoro di cui all’oggetto solo in via temporanea (fino al termine dello
stato di emergenza in corso) e limitatamente alle misure di prevenzione e assistenza in materia di COVID-19;
– la necessità di una adeguata rappresentanza della Conferenza delle Regioni nell’ambito del Gruppo di lavoro o almeno di un chiaro mandato da parte della sua Commissione Salute ai rappresentanti del Gruppo tecnico invitati a parteciparvi.
Sappiamo bene che nelle circostanze del momento le Autorità politiche e amministrative regionali competenti stanno fronteggiando la più grave crisi che il Servizio sanitario nazionale abbia dovuto affrontare dalla sua istituzione, ma dal 2008 l’assistenza sanitaria dei detenuti è parte organica di esso e delle sue articolazioni regionali in virtù della universalità del diritto alla salute riconosciuta dall’art. 32 della Costituzione. Questa responsabilità delle Regioni e del Servizio sanitario nazionale, se non sempre ha garantito in concreto le migliori condizioni possibili di assistenza sanitaria, certo ha consentito di rivendicarle alla luce del principio di eguale trattamento dei detenuti con i cittadini in stato di libertà, come recita l’art. 1 del d. lgs. 230/1999. Auspichiamo, quindi, che l’emergenza in corso possa essere un’occasione di potenziamento dell’impegno delle Regioni e delle Province autonome nell’offerta di servizi sanitari penitenziari e nella valorizzazione delle professionalità che vi sono impiegate.
Stefano Anastasìa, Regioni Lazio e Umbria, Portavoce
Samuele Ciambriello, Regione Campania
Gianmarco Cifaldi, Regione Abruzzo
Giuseppe Fanfani, Regione Toscana
Giovanni Fiandaca, Regione Sicilia
Enrico Formento Dojot, Regione Valle d’Aosta
Mirella Gallinaro, Regione Veneto
Leontina Lanciano, Regione Molise
Carlo Lio, Regione Lombardia
Marcello Marighelli, Regione Emilia-Romagna
Bruno Mellano, Regione Piemonte
Antonia Menghini, Provincia Autonoma di Trento
Andrea Nobili, Regione Marche
Paolo Pittaro, Regione Friuli-Venezia Giulia
Piero Rossi, Regione Puglia
Agostino Siviglia, Regione Calabria