L’offerta di Carlo De Benedetti è arrivata a sorpresa, e ha aperto pubblicamente un nuovo capitolo della storia a dir poco discontinua delle relazioni fra il padre e i figli, in particolare Marco e Rodolfo. Come dimostrano la manifestata intenzione di Carlo di rilanciare il gruppo editoriale presieduto da Marco estromettendo i figli, e le dichiarazioni incrociate: lo «sconcerto» e «l’amarezza» sottolineati da Rodolfo, presidente di Cir, la holding del gruppo De Benedetti, e la risposta di Carlo, che ha definito «bizzarre» le parole di Rodolfo e ha accusato i due figli di aver «determinato il crollo di valore dell’azienda» e, privi di «passione e competenza», di essersi «concentrati solo sulla ricerca di un compratore».
De Benedetti attraverso la sua controllata al 99% SpA Romed, un’offerta di acquisto cash del 29,9% delle azione Gedi Spa (Gruppo Espresso) al prezzo di chiusura di giovedì, e cioè euro 0,25 ad azione. E’ lo stesso ingegnere ad averlo detto all’Ansa. «Questa mia iniziativaè volta a rilanciare il Gruppo al quale sono stato associato per lunga parte della mia vita e che ho presieduto per dieci anni, promuovendone le straordinarie potenzialità», scrive De Benedetti nella lettera che accompagna l’offerta di acquisto delle azioni. «È chiaro che conoscendo bene il settore, mi sono note le prospettive difficili», prosegue l’ingegnere, «ma credo che con passione, impegno, consenso e competenza, il Gruppo possa avere un futuro coerente con la sua grande storia».
Non è mancata di controbattuta anche la risposta, sotto forma di nota, di Cir, la controllante della partecipazione in Gedi: «Con riferimento alla comunicazione diffusa dall’Ingegner Carlo De Benedetti, relativa all’offerta non sollecitata né concordata presentata tramite Romed S.p.A., per l’acquisto di una partecipazione del 29,9% in Gedi Spa, Cir Spa. rende noto di ritenere detta offerta manifestamente irricevibile in quanto del tutto inadeguata a riconoscere a Cir e a tutti gli azionisti il reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine a Gedi S.p.A». E poi aggiunge il presidente, «Sono profondamente amareggiato e sconcertato dall’iniziativa non sollecitata né concordata presa da mio padre e il cui unico risultato consiste nel creare un’inutile distrazione, della quale certo non si sentiva il bisogno». È quanto afferma Rodolfo De Benedetti. Il presidente di Cir esprime la propria amarezza anche «rispetto al lavoro delle tante persone impegnate quotidianamente a garantire un futuro di successo al Gruppo Gedi, che da anni opera in un settore dei più sfidanti». «I miei fratelli ed io, come azionisti di controllo del Gruppo Cofide-Cir – conclude – continueremo a dare il nostro pieno supporto al management in questo percorso».
La replica di Carlo De Benedetti: «Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. È lo stessa persona che ha trattato la vendita del Gruppo Espresso a Cattaneo e Marsaglia. La gestione sua e di suo fratello Marco hanno determinato il crollo del valore della azienda e la mancanza di qualsiasi prospettiva, concentrandosi esclusivamente sulla ricerca di un compratore visto che non hanno né competenza. Né passione per fare gli editori». Così Carlo De Benedetti controreplica alle dichiarazioni del figlio Rodolfo accusandolo di «aver distrutto valore».