Il Decameron torna a Casertavecchia. Il capolavoro di Giovanni Boccaccio trovò nel 1971 in Pier Pasolini un regista straordinario. E il film ha il suo inizio proprio nel castello, ai piedi della torre medioevale. A distanza di alcuni decenni sarà la Compagnia La Mansarda Teatro dell’Orco a mettere in scena “L’Umana Commedia- Il Decameron nei luoghi di Pasolini”, per la drammaturgia di Roberta Sandias e la regia di Maurizio Azzurro. L’appuntamento è per domenica 11 giugno alle ore 21 proprio nel piazzale della torre, in chiusura della seconda edizione di “Casertavecchia in Fiore”, promossa dall’Associazione Soroptimist International Italia – Club di Caserta, in collaborazione con il Comune e la Pro Loco Casertantica.
In scena ci sarann Maurizio Parlati, Angelica Greco, Pasquale D’Orso, Antonio Elia e Giulia Metitieri. Le scene sono di Marco Esposito e Luciano Scuotto, i costumi di Maria Grazia Di Lillo.
In realtà, si tratterà di un’anteprima dello spettacolo, inserito nel cartellone della prima edizione “Eventi d’Estate – Città di Caserta 2017”, patrocinato dall’Amministrazione comunale. La performance è preludio dello spettacolo completo, che debutterà prossimamente nella suggestiva torre federiciana, in collaborazione con il Servizio Volontariato Giovanile di Caserta, da tempo impegnato nel recupero e la valorizzazione del castello.
“Rappresentare le novelle di Giovanni Boccaccio in una location suggestiva come Casertavecchia – dichiara la direttrice della Mansarda Roberta Sandias – è una operazione che coniuga teatro, letteratura e storia dell’arte. È un‘operazione di alta valorizzazione di un sito che si presta meravigliosamente a essere scenografia naturale per un contenuto altamente compatibile con la natura del luogo, un connubio perfetto di sicuro impatto”.
Il Decameron di Giovanni Boccaccio viene proposto in una riduzione teatrale di alcune novelle selezionate accuratamente, idonee a un pubblico di ogni età, privilegiando quelle di carattere comico-popolare che ben si prestano a una messa in scena itinerante, nel pieno spirito del teatro popolare “a stazioni” proprio delle rappresentazioni medioevali.