Non ci possono essere sanzioni economiche per i genitori separati che non esercitano il diritto di visita ai figli stabilito dal giudice. La Cassazione ha annullato le multe da 100 euro ad appuntamento a un padre che aveva saltato gli incontri con il figlio minorenne. Secondo i giudici il diritto di visita non si può «monetizzare».
Il diritto di visita ai figli è libero esercizio per i genitori che non vivono con i ragazzi. I supremi giudici dunque hanno accolto il ricorso di un papà che non voleva pagare per gli incontri evitati con il figlio, nato nel 2003 e riconosciuto dopo una causa sulla paternità.
Nulla la richiesta del tribunale di Chieti, confermata dalla corte d’Appello de L’Aquila, di compensazioni economiche.
I giudici hanno stabilito che la «coercibilità in via indiretta» non è applicabile, ma è meglio azionare progetti condivisi e arrivare solo in casi eccezionali all’affidamento esclusivo o alla decadenza della potestà genitoriale. Monetizzare con una multa significa «banalizzare un dovere essenziale del genitore» che è insostituibile.
Il caso della sentenza riguarda un padre, ma è in generale applicabile a qualsiasi genitore che sia separato e non viva nella casa in cui vivono i figli minorenni. L’alternativa? «Possono essere non solo modificati i provvedimenti “de potestate” sino alla decadenza stessa dalla responsabilità genitoriale». Si può arrivare fino alla responsabilità penale, per violazione degli obblighi di assistenza familiare se il disinteresse per il figlio si traduce nella «sostanziale dismissione delle funzioni genitoriali che mette seriamente in pericolo il pieno ed equilibrato sviluppo della personalità del minore».