A Terzigno probabilmente avevano capito già con netto anticipo quanto l’avanzare dei tumori e l’aumento delle morti dovuti a questa atroce malattia stesse diventando una problematica di cui tenere conto e da analizzare assolutamente. Già 2 anni fa l’avvocato Maria Rosaria Esposito aveva lanciato l’allarme : “Ci sono delle zone, a Terzigno, che hanno un’altissima concentrazione di malattie neoplastiche. Sono anche delle zone non particolarmente popolose e questo rende la situazione paradossalmente ancora più tragica. Troviamo veramente un malato o più malati per famiglia. Come se fossero tutti influenzati“. Da allora è passato del tempo , ma già dall’indagine epidemiologica era sorto il forte sospetto che qualcuno in passato avesse sversato chissà cosa tra le campagne circostanti il nucleo abitato di Terzigno. Da qui parte il progetto pilota , denominato “Io lo faccio” , capace di coinvolgere medici e tecnici ambientali , concentrato sul comune all’ombra del Vesuvio. Lo studio è curato dalla dottoressa Esposito e dagli ingegneri e attivisti Annunziata e Miranda (per citare alcuni tra i più importanti promotori) e consentì di individuare che le aree colpite maggiormente dagli effetti tumorali fossero quelle collocate in stretta vicinanza ai siti adibiti a stoccaggio dei rifiuti : in pratica più ci si avvicina alla discarica , più l’incidenza tumorale diviene elevata. Dal progetto viene appunto tracciata una mappa della morte , riguardante le zone più pericolose e in cui numerose sono state le vittime di un dramma al momento molto difficile da estirpare. Le aree in questione sono : Via Guglielmo Marconi , Via Cavour e Via Verdi , dove l’incidenza raggiunge il suo picco. La consapevolezza della pericolosità del territorio è altissima , e non solo nelle zone a ridosso delle cave e delle vasche , ma anche nei pressi dei ripetitori di compagnie telefoniche e e dei depositi di amianti. Questa ricerca rivoluzionaria è stata fondamentale per attivare una petizione online anti-discariche indirizzata al Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti : “Chiediamo screening per i cittadini che vivono nel raggio di 10 kilometri da una discarica o sito da bonificare e chiediamo un progetto nazionale specifico che venga imposto a tutte le regioni italiane con l’inserimento dello screening nel novero dei livelli essenziali di assistenza“. Terzigno quindi c’è , è viva , e con lo studio “Io lo faccio” si muove in prima persona per fare in modo da far risaltare le terribili problematiche e adottare finalmente delle adeguate contromisure ; perchè la vita è un bene prezioso , e come tutti i beni preziosi necessita assolutamente di essere difesa e preservata a tutti i costi.
Alessandro Gerardo De Rosa