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C’E’ UN BINARIO DI SANGUE IN FONDO AL SUD

C’è un binario di sangue in fondo al Sud. E non è certo ieri che ha cominciato a versare il suo rosso bollente.

È un’emorragia aperta da sempre, una ferita inferta da industriali, politici e mafiosi già nel dopoguerra, quando hanno cominciato a farci credere fossimo un popolo che di loro non aveva bisogno, perché le nostre risorse le avremmo trovate sempre e comunque, e in ogni condizione. Ed ecco che si sono assicurati di affondare bene il colpo.

Solo oggi fanno finta di accorgersi dello stato in cui versiamo. Tranquilli, dimenticheranno presto. Le lacrime, come le visite di cordoglio, fanno parte del copione.

Siamo gente che si arrangia, un binario basta e avanza. E non fa nulla se nella sola Lombardia ci sono circa seicento corse al giorno in più di quante non partano in tutto il mezzogiorno, isole comprese: siamo gente di passione, ci piace stare stretti l’uno all’altro.

Ed ecco che moriam vicini, come una mamma e la sua figlia abbracciate per sempre. L’amore sì, l’abbiamo sempre insegnato ed esibito al sole.

“Siamo gente di tradizione, legati alle radici.” Avran pensato questo quando hanno lasciato che a circolare sulle nostre ferrovie fossero locomotori vecchi almeno di vent’anni, l’età media dei convogli che uniscono Napoli a Bari, Salerno a Catanzaro, Palermo a Messina, e così via. Vent’anni… un sogno che ad Antonino e la sua musica non è stato permesso di realizzare.

Eppure, nel 2007, ah no, nel 2009… fermi tutti, nel 2012… insomma, tempo fa, l’Unione Europea stanziò diversi milioni per quel secondo binario che avrebbe visto i passeggeri dei treni coinvolti ieri nella tragedia della Puglia salutarsi dai finestrini al loro incrocio, anziché baciarsi mortalmente in quello scontro.

Le date? In Italia non si sa mai nulla per certo, a meno che non si tratti dell’ultimo flirt di Belen. Non chiedete a giornalisti, politici, notai, magistrati di darvi notizie chiare in merito. Rischierebbero di dover spiegare il perché del non utilizzo di quei soldi, darci l’indirizzo, con tanto di piscina privata, dove sono stati dimenticati in mancanza di permessi, accordi tra le parti, ecc, ecc…

Qui non paga mai nessuno. Al più, tra qualche tempo, accoglieremo una nuova pubblicazione in libreria. L’editoria degli ultimi anni pare sia attenta a questo genere di cose.

C’è un binario di sangue in fondo al Sud, che puzza di stantio, stagnante com’è da troppo tempo, dove la vita della gente di quaggiù è affidata ad una telefonata, anziché alla moderna tecnologia di cui beneficiano a Milano, Firenze, Torino e così via, dove l’ 1,2% dei fondi nazionali destinati allo sviluppo ferroviario pare più che sufficiente, mentre il restante 98,8 di quei quei soldi fa belle le città da Roma in su.

Ci parlano di Italia unita, ma neanche più la Nazionale riesce in quest’intento, ognuno a reclamare il proprio calciatore. In fondo, a pensar male, Torino la fa da padrona anche in quelle casacche azzurre.

C’è un binario di sangue in fondo al Sud. Lo si scorge da Andria a Bari, a Corato, da Trani, fino a Lecce. È quello della gente che, nonostante non gliene abbiano lasciato troppo nelle vene, dona. E chissenefrega che sia sangue bianco, nero, cristiano o mussulmano. Mi fa persino schifo che alcuni “colleghi” abbiano trovato in questa solidarietà multiculturale la notizia.

C’è un binario di sangue in fondo al Sud. E onestamente non mi spiego perché, noi gente di quaggiù, ci siamo sempre e solo limitati a incerottarci.

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