La situazione critica delle Carceri italiane, si sa, è un problema che affligge il nostro Paese da anni e che, puntuale, torna in diverse sedi di discussione con frequenza ormai troppo preoccupante. Inoltre, la questione del sovraffollamento degli istituti penitenziari ha già tenuto banco e messo in difficoltà anche i Governi precedenti a quello attuale del Premier Matteo Renzi.
A questo, poi, si è aggiunta, recentemente, la condanna della Corte Europea nei confronti dell’Italia, rea di ledere i diritti umani dei condannati. È così che, ieri, al Senato, con 162 voti favorevoli e 39 contrari, il Decreto Carceri è divenuto legge.
Il nodo principale del decreto prevede sconti di pena o un risarcimento di 8 euro per ogni dieci giorni passati in celle sovraffollate, mentre, per coloro i quali sono già fuori, lo stesso rimborso verrà stanziato per ogni giornata in cui si è subito la reclusione in condizioni disumane. La richiesta, in questo caso, va fatta entro 6 mesi dalla fine della detenzione.
Da qui al 2016, per i risarcimenti, il Governo ha reso disponibili ben 20,3 milioni di euro. Duro attacco della Lega. “Renzi sta dalla parte dei criminali”, tuona il gruppo capeggiato da Gian Marco Centinaio. “Noi stiamo dalla parte della gente”, continua. “Non votiamo – aggiunge – la fiducia a un governo che sta dalla parte di Caino”.
Il decreto, però, prevede altre rilevanti modifiche. Innanzitutto, non sarà più possibile porre un indagato in custodia cautelare in caso di pena non superiore ai 3 anni. Il giudice potrà, infatti, adottare solo gli arresti domiciliari tranne che per i casi di mafia e terrorismo, rapina ed estorsione, furto in abitazione, stalking e maltrattamenti in famiglia. Inoltre, i condannati agli arresti domiciliari non si avvarranno più del servizio di scorta, mentre saranno incrementate le unità di magistrati di sorveglianza e di agenti penitenziari.
C’è da giurarci: questo nuovo provvedimento del Governo farà ancora discutere a lungo. Un paese martoriato dalla crisi economica, dalla disoccupazione, dai continui tagli a sanità e scuola pubblica, e che necessità di spese su svariati fronti, farà certamente fatica ad accettare anche indennizzi a chi, tra sé e la propria libertà, ha frapposto le sbarre.