António Guterres, Segretario Generale dell’Onu, è estremamente preoccupato per la ripresa dell’offensiva militare nel sud-ovest della Siria e chiede un’immediata cessazione delle ostilità. Oltre, ad invitare tutte le parti, a prendere le misure necessarie per proteggere la vita dei civili. A riferirlo è il portavoce del palazzo di Vetro Stéphane Dujarric. «Circa 750.000 vite sono in pericolo e fino a 325.000 persone sono state sfollate, chiedendo ancora una volta la ripresa dei negoziati». Una fonte dei ribelli citata dalle agenzie ha detto: «Vogliamo negoziati sotto gli auspici delle Nazioni Unite. I russi non sono imparziali. Piuttosto che arrenderci moriremo combattendo con dignità». Questo è quanto, i ribelli hanno riferito del fallimento delle trattative con la Russia, che sostiene il governo e le forze di Assad. A porre in evidenza questa tragica situazione sono stati gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani «Centinaia di missili e di barili bomba sono stati lanciati ieri, in poche ore, sulla provincia di Dar’a, vasta regione nella Siria meridionale, raid aerei più pesanti dall’inizio dell’offensiva a condurre le attività belliche sono le forze di Bashar Al Assad», lo scorso 19 giugno per riconquistare le zone della Siria meridionale ancora in mano ai ribelli. Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Dpa, in quindici ore sono stati almeno seicento gli attacchi contro l’area di Dar’a. «È un inferno denunciano gli attivisti dell’opposizione. Centinaia di raid aerei e missili hanno colpito molte zone della città di Dar’a e tutti i villaggi dell’omonima provincia». Tuttavia, un bilancio attendibile delle vittime e dei feriti ancora non è possibile. Fonti di attivisti fanno pervenire che si è trattato di una carneficina. La crisi umanitaria in corso è senza precedenti. Le Nazioni Unite hanno esortato ieri la Giordania ad aprire i suoi confini con la Siria per permettere a decine di migliaia di profughi di trovare un riparo temporaneo dai raid aerei e dai combattimenti. L’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati parla, come accennato, di almeno 750.000 vite in pericolo al confine con Giordania e Israele.
Raffaele Fattopace