Parlare di satira, in quest’anno che è cominciato con la terribile strage alla redazione di Charlie Hebdo, è una cosa maledettamente seria sono le parole di Edoardo Massimilla, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II, che segnano l’apertura di questo Compalit 2015, e che ci portano ad evidenziare almeno due dati importanti.
Prima di tutto, perché quest’anno l’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia comparata della Letteratura torna a Napoli dopo il convengo del 2008, e lo fa per arrivare per la prima volta alla Federico II, unendo il prestigio dell’Associazione all’eccellenza e la storia dell’ateneo napoletano. Non è un caso che il luogo scelto per ospitare i tre giorni del convengo, dal 16 al 18 dicembre, sia l’Accademia Pontaniana, che porta con sé l’odore della cultura che si respira da secoli e ancora non invecchia. Da Massimo Fusillo a Thomas Pavel, passando per Guido Mazzoni, Clotilde Bertoni, Ugo M. Olivieri e tanti, tantissimi altri (il programma completo con i nomi dei partecipanti e le rispettive relazioni è visibile sul sito del Compalit), e naturalmente il Presidente Federico Bertoni e Francesco de Cristofaro, docente di Letterature comparate dell’ateneo federiciano, sono tantissimi gli studiosi che quest’anno propongono su e intorno al tema della risata critica e destrutturante, di quella che non attiene al comico fine a sé stessa, ma è parte integrante di una visione a 360 gradi del mondo di ieri e di oggi, e che quella visione contribuisce a costruirla attivamente. Che sia la satira o l’umorismo, senza disdegnare nessuno dei linguaggi attraverso cui si esprime la nostra società, non soltanto il romanzo e la poesia, ma anche il cinema, il teatro, la televisione, il graphic novel, il fumetto e il web.
Il secondo motivo è chiaramente lampante, e più precisamente attinente al tema di quest’anno. Si potrebbe dire, banalmente, che oggi più che mai abbiamo bisogno di ridere, e sarebbe vero, anche se non basta. Ci sarebbe da aggiungere che ridere è sempre stato essenziale, ed è sempre stato, per riprendere le parole di Massimilla con cui abbiamo iniziato, una questione maledettamente seria. Proprio perché non si tratta di ridere e basta, ma di arrivare a comprendere noi stessi attraverso il riso, come eravamo e come siamo oggi, i nostri errori, le nostre contraddizioni, i nostri miti, persino l’etica e i valori. Nel calderone, per così dire, Balzac, Sterne e il Don Chisciotte, ma anche Totò, Blob e i riti funebri del Giappone contemporaneo, perché se l’obiettivo primario è arrivare a capire qualcosa in più di noi, non bisogna dimenticare che si deve pur sempre partire dalle radici. Il passato e il presente, l’uno al servizio e in compagnia dell’altro.
Il Compalit di quest’anno è dedicato a Giancarlo Mazzacurati, che all’Università di Napoli Federico II studiò prima e insegnò poi. Nel ventennale della sua scomparsa, l’omaggio e la dedica, in particolar modo nella relazione di chiusura di venerdì pomeriggio, sarà per lui.