“Negli autoritratti di questo libro c’è il racconto di un secolo.Ma non dicono cosa è successo, dicono perché. Concita De Gregorio”. Questa è la dedica della scrittrice al libro. “Chi sono io?”, una domanda che tutti ci poniamo, trovando a vote poche risposte. Siamo tutto ciò che mostriamo anche facendo finta di essere altro, la De Gregorio ha compiuto una lunga ricognizione nel territorio della fotografia femminile interrogando, e interrogandosi, sul senso e il valore di un gesto: quello dell’autorappresentazione, che va dai selfie agli scatti, quelli veri. Infatti, secondo l’autrice il selfie ha a che fare con la reputazione, l’autoritratto con l’identità. Fin dalla sua nascita la fotografia ha offerto uno specchio davanti al quale definire la propria identità: un terzo occhio capace di scavare a fondo nell’animo umano. Allora “Chi sono?” presenta una intima e intensa galleria fotografica, da Francesca Woodman a Cindy Sherman, da Wanda Wulz a Dora Maar, attraverso gli anni dalla fine dell’Ottocento fino ad arrivare al secolo scorso con Vivian Maier che disse di fotografare se stessa per trovare il proprio posto nel mondo, per concludere il discorso con le interpreti dei nostri giorni. Concita De Gregorio descrive come attraverso gli autoritratti di queste “maestre” della fotografia, sia possibile ripercorrere e raccontare una storia vera , la loro storia. E poi la vita di tutti, meglio o peggio fortunata. “Ho cercato molti autoritratti, per molto tempo. Quelli che ho trovato sono quasi tutti femminili. Le donne fotografe si ritraggono sempre, quasi sempre. Gli uomini fotografi molto meno. È curioso. I fotografi non hanno bisogno di cercare la loro anima? Come mai voltano così di rado la macchina fotografica verso se stessi? Perché il lavoro sull’identità – chi sono io – è in fotografia un lavoro soprattutto femminile?”. Questa è la domanda, curiosa, che si è posta la scrittrice , una domanda rivolta alle donne che firmano la propria bellezza, volendola rendere incoscientemente eterna, immortale. Da qui il desiderio di interrogare cinque giovani fotografe italiane , quali Guia Besana, Silvia Camporesi, Anna Di Prospero, Simona Ghizzoni e Moira Ricci che si muovono nel campo dell’autorappresentazione, creando dei racconti-dialoghi raccolti in sezioni dedicate. Ma a tutte premeva parlare piuttosto della propria storia: la famiglia, la madre, l’infanzia, il corpo, il sesso, la paura e temi legati all’identità.
Nel corso dei suoi incontri con le fotografe l’autrice , ha fissato poi nel libro i capisaldi dell’autorapresentazione femminile, legata alle proprie origini, all’ esempio femminile legato alla propria madre, al proprio corpo che si modella negli anni, al desiderio di essere delle madri o alla mancanza di questo desiderio, all’apprezzamento che può dare l’altro sesso. Tutto questo è nella donna.