“C’è un rischio di doppia reclusione per i detenuti stranieri nei nostri istituti di pena”, ha detto il Garante regionale campano Samuele Ciambriello nell’introdurre la presentazione del progetto “Corso di alfabetizzazione per detenuti stranieri nelle carceri campane”, che si è appena concluso negli Istituti di Poggioreale, Secondigliano e Fuorni (Sa). L’incontro ha avuto luogo presso il Consiglio Regionale di Napoli e ha dato occasione di presentare i risultati ottenuti nell’ambito di un’iniziativa realizzata dal Garante campano delle persone private della libertà personale e dalla società Soluzioni Inverse Srl, nel periodo compreso fra febbraio e ottobre del 2020. Un’iniziativa concepita per lottare contro situazioni di emarginazione che toccano in modo particolare i detenuti stranieri per carenza, quando non mancanza assoluta, di mediazione linguistica e culturale.
I numeri: al 28 febbraio dell’anno in corso risultano 17.306 ristretti di altra nazionalità nei penitenziari italiani, in Campania, alla stessa data, viene censita una popolazione carceraria straniera pari a 877 unità presente nei 15 istituti per adulti, di prevalente provenienza nigeriana, marocchina e romena. Drammatico il dato riguardante i minori menzionato da Ciambriello: “in Italia sono 138 su 291, pari al 47% della popolazione detenuta, valore in crescita rispetto al 42% del 2019. Numeri allarmanti.”, ha denunciato il Garante. Nel 2020 circa 136 detenuti stranieri hanno preso parte ai corsi di alfabetizzazione per l’apprendimento della lingua italiana. L’iniziativa ha portato alla creazione di uno sportello informativo/orientativo per la popolazione ristretta negli Istituti in questione, con il contributo di operatori multilingue che hanno incontrato 167 detenuti prevalentemente africani ed europei. Un servizio pensato per fornire sostegno a questa parte della popolazione carceraria e aiutarla ad avere consapevolezza dei propri diritti e a stabilire rapporti con gli altri detenuti e con il personale carcerario. Dopo Ciambriello hanno preso la parola Fabio Costanza di Soluzioni Inverse, il Provveditore Regionale dell’amministrazione penitenziaria Antonio Fullone, il Direttore del carcere di Poggioreale, Carlo Berdini, il Garante napoletano dei detenuti Pietro Ioia e la Vicepresidente del Consiglio Regionale campano Loredana Raia che ha concluso i lavori. Citando una serie di dati statistici ottenuti a completamento del progetto, Costanza ha sottolineato l’impegno dei realizzatori dell’iniziativa a supportare i detenuti stranieri in diversi ambiti, tra i quali quello dei documenti per il permesso di soggiorno e della comunicazione verso l’esterno, verso i familiari e le autorità dei paesi da cui provengono, rilevando particolari necessità di mediazione nelle lingue inglese, francese, araba e romena. Il Provveditore Antonio Fullone ha evidenziato “il valore di questo progetto e l’importanza del ruolo svolto dalla figura del mediatore culturale”. Il Provveditore ha poi precisato che al momento il DAP ne ha nominato uno e ha reso disponibili sei ulteriori posti che andranno assegnati tramite concorso. Per il Direttore Carlo Berdini esperienze come quella presentata “devono essere messe a sistema”. Il Direttore di Poggioreale ha poi garantito la sua disponibilità “ad agevolare la realizzazione di simili iniziative”. Il Garante napoletano Ioia ha trovato assurdo che nel nostro Paese la mediazione culturale nelle carceri sia trascurata. Da considerare, infatti, che con essa vengono trascurati dei diritti fondamentali. “Quando ero in Spagna detenuto – ha detto Ioia – ho ricevuto un libretto in cui c’erano elencati in sette lingue diverse i diritti dei ristretti. Cose del genere non esistono in Italia”, ha aggiunto. Nel concludere i lavori la Vicepresidente Raia ha parlato di “bellissima iniziativa”. “È necessario – ha detto poi – che le istituzioni, il mondo dell’associazionismo e tutti gli attori che calcano le scene in ambito carcerario possano collaborare strettamente per cambiare una situazione che ha del drammatico”. La vicepresidente poi auspicato che esperienze di questo genere abbiano a verificarsi più spesso per combattere l’ ”emarginazione nell’emarginazione”.