La Banca Centrale cinese ha dichiarato come illegale l’offerta iniziale di bitcoin, ovvero l’Ico, initial coin offering, per raccogliere fondi e ordinato di cessare tutte le attività di raccolta. Le Ico si adoperano come le ‘classiche’ Ipo, con la differenza che l’investitore, invece di avere una quota della società che si colloca, va a possedere un determinato ammontare di moneta virtuale. Un fenomeno che, solo l’anno in corso, ha avuto una raccolta fondi di 1,6 miliardi di dollari.
Sul suo sito la Banca Popolare Cinese afferma di aver completato la sua indagine nelle offerte iniziali di bitcoin e “punirà offerte future”. Quindi tutti coloro che hanno raccolto fondi attraverso l’offerta di bitcoin “dovranno rimborsare” gli investitori, ma tuttavia la Banca Centrale aggiunge che le piattaforme di trading non possono convertire i bitcoin in valuta ufficiale. La conferma è arrivata attraverso un comunicato che la banca centrale cinese, People’s Bank of China, ha pubblicato sul proprio sito. L’istituto ha anche chiesto a tutti coloro che gestiscono attività di raccolta fondi tramite ICO di interrompere immediatamente le operazioni. Ancora: le organizzaziopni e gli individui che hanno completato le offerte iniziali di valute dovranno restituire al più presto i fondi raccolti, al fine di “proteggere i diritti degli investitori, e anche per gestire in modo appropriato i rischi.
Sulla scia della decisione di Pechino il valore del bitcoin è crollato del 7,2% a 4.530,73 dollari.