In molti attendono il primo dibattito presidenziale per decidere chi votare. Il giorno è arrivato: stasera alle 21 (le tre del mattino di martedì in Italia), in diretta sulla Cnn, Hillary Clinton e Donald Trump si confronteranno nel palazzetto sportivo della Hofstra University, a Long Island, nello Stato di New York. È il primo dei tre appuntamenti, più quello tra i potenziali vicepresidenti, che scandiranno il percorso di avvicinamento al voto dell’8 novembre.
Si osserveranno soprattutto i sondaggi che scaturiranno dal primo dibattito presidenziale americano di questa sera: oltre un terzo degli elettori dice che sarà profondamente influenzato dalla performance dei due aspiranti alla Casa Bianca.
Stanotte invece, i due candidati alla presidenza hanno incontrato, in separata sede e a porte chiuse, il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Poco più di un’ora con Trump, poco meno con Hillary: il primo si è detto pronto a riconoscere Gerusalemme capitale di Israele; la seconda ha assicurato strette relazioni e affermato che un Israele forte e sicuro è vitale per gli Stati Uniti”.
Intanto tra le ultime schermaglie da registrare c’è quella che vede protagonista il NYT. Una “spaccone” che dice “falsità”, che ha condotto una campagna fatta di “insulti personali” e “nazionalismo xenofobo”: il New York Times in un editoriale spiegava così perchè Donald Trump non dovrebbe essere presidente.
“I nostri presidenti sono dei modelli per le generazioni dei nostri figli”, Trump “e’ il modello che vogliamo per loro?”. La storia di Trump è fatta di “bancarotta” e di avventure come la Trump University, sulla quale “le autorità stanno indagando dopo numerose denunce per frode”.
“Non ha esperienza nella sicurezza nazionale, eppure dice di avere un piano per infliggere una sonora sconfitta ai militanti dell’Isis in Siria, senza però renderlo noto” mette in evidenza il New York Times, precisando che “nell’esprimere la sua ammirazione per il presidente russo Vladimir Putin, Trump accetta implicitamente gli abusi dittatoriali di Putin con i suoi critici”.
Ma l’editoriale è stato usato dallo stesso Trump come clava politica: l’appoggio del New York Times a Hillary Clinton è la rappresentazione del “sistema corrotto contro il quale Donald Trump si batte”. Afferma la campagna del tycoon newyorkese, replicando alla discesa in campo del New York Times con Hillary Clinton. “Trump preferisce l’appoggio degli americani che lavorano piuttosto che quello di un board editoriale che tiene solo ai plausi che riceve alle feste e alla cene nei corridoi del potere del Paese”.