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COLABRODO ALITALIA…E POI GLI ERRORI DEI SUOI MANAGER.MA CHI LI SCEGLIE?

Alitalia non è più una compagnia aerea, è un colabrodo. Come definire altrimenti un’azienda capace di perdere un milione di euro al giorno? Si pensava che con Ethiad al timone (49 per cento a fronte del 51 polverizzato in alcune importanti aziende italiane) il rilancio della nostra ex gloriosa compagnia di bandiera fosse cosa fatta. Macché. Usciti di scena i transalpini di Air France – che avrebbero dovuto rilevare Alitalia alcuni anni or sono – gli arabi versarono 560 milioni di euro con l’obiettivo di fare grandi cose.

Il numero uno di Etihad, James Hogan, aveva in mente un’azienda più sexy con l’obiettivo del ritorno alla redditività nel 2017. Non so quanto ci sia stato di sexy nella recente conduzione manageriale; di sicuro gli azionisti quella redditività la potranno solo sognare atteso che occorre la modica cifra di un miliardo di euro per salvare Alitalia.

Sta per andare in onda una pellicola già vista per casi analoghi: presentazione al board di un nuovo ambizioso piano industriale, bussatina al Governo per assicurarsi un sostegno finanziario, tagli qua e là con inevitabili riflessi negativi (speriamo pochi) sui livelli occupazionali.

Il Presidente Luca Cordero di Montezemolo nell’ammettere che “ci sono stati degli errori” assicura che il futuro decollo passa da un cambio radicale del modello di business. Tutto vero; ma perché non è stato fatto prima?

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