I dati Eurostat sui prezzi delle abitazioni nel primo quadrimestre del 2019 indicano che l’Italia è l’unico Paese – tra i 28 dell’Unione europea – a registrare ancora una volta un calo nell’ultimo anno: meno 0,8% rispetto al piu’ 4% della media Ue, con i valori tornati ai livelli del 1997-98, sia pure con forti differenze regionali e locali.
Alla base c’e’ una sostanziale crisi di fiducia nell’investimento immobiliare, da parte dei risparmiatori. Insomma manca il mercato: se nessuno compra, i valori non salgono e, se i valori non salgono, nessuno compra. La riprova sta nel fatto che nei conti correnti delle banche italiane giacciono depositati 1.400 miliardi di euro di risparmi di famiglie e imprese che non prendono la via dell’investimento immobiliare.
Quali le cause?
Anzitutto il perdurare di un carico fiscale, risalente al 2012, abnorme e superiore alla media europea, che l’esenzione dall’ Imu delle abitazioni principali in proprieta’ non ha potuto alleviare. Queste infatti non entrano nel flottante che determina i prezzi del mercato.
In secondo luogo, il settore immobiliare e’ diventato il “campo di Agramante” dove indecisione, contraddizione e discordia cavalcano appaiate e le forze politiche si scontrano con messaggi l’uno opposto all’altro.
Mai come ora il settore immobiliare vive un momento di disorientamento e di preoccupazione.
Patrimoniale, riforma del catasto, riforma delle successioni, continuamente sbandierate, gettano lunghe ombre sulla credibilita’ del settore.
Si tratta di una riforma del catasto concepita all’ insegna dell’ innalzamento immediato dei valori imponibili e senza nessun paracadute. Si prevede che si faranno delle verifiche solo dopo l’entrata in vigore della legge e, vistine gli effetti, si introdurranno semmai dei correttivi per garantire l’invarianza di un gettito che non puo’, per sua natura, rimanere invariato. Chiaro? Una vera manovra all’ italiana, atta cioe’ ad incamerare subito il maggior gettito fiscale con la promessa di ‘rivedere’ l’impostazione chissa’ quando, e con meccanismi di correzione incerti e impraticabili.
A mio sommesso avviso si dovrebbe fare proprio il contrario. Si dovrebbe verificarne l’effetto prima di far entrare in vigore la norma .
Quanto alla ventilata riforma delle imposte di successione,
osservo che l’ investimento immobiliare e’ legato allo spirito della conservazione e non della novita’, dell’avventura e del rischio.
E riforme che mirano a privilegiare la trasferibilita’ e non la continuita’ del possesso dei patrimoni in capo alle famiglie – come quelle di cui si sente parlare, che consentirebbero di trasformare in obbligazione il diritto di ‘sequela’ dei coeredi legittimari nei confronti del donatario preferito dal de cuius, togliendo garanzie ai primi – vanno contro questo spirito e sono fattore di preoccupazione. Insomma, l’ innovazione e’ una gran bella cosa; ma quando vien assunta concitatamente, rischia di produrre piu’ danni di quanti problemi intenda risolvere.
Aggiungiamo comunque che, se l’economia andasse meglio, l’aumento di stipendi e salari darebbe una ulteriore spinta alla ripresa del mercato.
Ma e’ un circolo vizioso: se l’immobiliare non decolla anche l’economia generale stenta a riprendersi.