Luigi Pirandello si sarebbe ispirato al caso giudiziario e mediatico Bruneri-Canella, noto anche come il caso dello smemorato di Collegno, per il dramma come tu mi vuoi ma in realtà le analogie con la vicenda del reduce di guerra privo della memoria in cui una donna rivede il proprio marito (ovvero uno stimato docente universitario), e un’altra il proprio compagno (ovvero un anarchico ricercato dalla polizia) ha poche similitudini con il dramma pirandelliano in cui una ballerina che vive in una famiglia tedesca viene improvvisamente riconosciuta come la moglie di un italiano scomparsa dieci anni prima. Pirandello a nostro avviso più che ispirarsi a un fatto di cronaca dell’epoca ritorna a un tema a lui caro: la realtà non è ciò che è ma è ciò che crediamo che sia. In verità se in un suo precedente lavoro, così è (se vi pare), allo spettatore viene negata la conoscenza della vera identità della signora Frola e rimarrà nel dubbio, in come tu mi vuoi è evidente che la protagonista della vicenda, il cui nome è non a caso Ignota, non è la moglie che il sig. Bruni aveva creduto di riconoscere ma non lo è nemmeno la donna priva di senno ricoverata in un ospedale e presentata dai legali della famiglia come la vera signora Bruni. È chiaro che Ignota aveva in un primo momento accettato di calarsi nei panni della donna scomparsa sia per compiacere l’uomo che credeva di ritrovare sua moglie sia se stessa, ma dopo che la famiglia della signora Bruni ne mette in dubbio l’identità accetta di tornare ad essere l’amante di un uomo che dieci anni prima l’aveva accolta in casa e che per lei aveva lasciato la moglie, sceglie quindi di accettare un’altra realtà che aveva temporaneamente rifiutata. La riduzione di Luca De Fusco rappresentata al Sannazaro di Napoli rispetta le atmosfere pirandelliane, nonostante la scelta registica di utilizzare una scenografia inspirata alla galleria degli specchi de la Signora di Shangai di Orson Welles che a tratti disorienta lo spettatore. Perfetti gli interpreti, soprattutto Lucia Lavia nel ruolo della protagonista.
Raimondo E. Casaceli