Qui ed ora

Con quale sicurezza torneremo a lavorare?

Come può un’azienda tornare a svolgere le sue attività proteggendo la salute dei dipendenti? C’è chi si è già attrezzato con mascherine e guanti, chi ha pensato a turni e chi opterà per distanziare le scrivanie.

Qualcun altro ha escogitato nuovi sistemi tecnologici per cercare di ritornare al lavoro senza l’ansia di un possibile ricontagio generale. Così Engineering, tra le principali realtà a livello globale che accompagna e guida aziende pubbliche e private nella Trasformazione Digitale come Smart Proximity, una piattaforma integrata che analizza, monitora e prevede comportamenti a rischio del personale sul luogo di lavoro.

Interviene in tempo reale con messaggi di allarme (vibrazione, led o suono) indirizzati agli operatori che superano le opportune distanze di sicurezza. E così ogni operatore deve essere dotato di un sensore di prossimità indossabile, che sia un bracciale o una spilla (Proximity Sensor). Poi i dati generati vengono inviati a un server, che crea un grafo di relazioni e monitora in tempo reale il rispetto delle distanze tra il personale (Proximity Monitor). L’analisi poi dei dati (Proximity Analytics) consente di intervenire preventivamente e proattivamente per garantire la sicurezza di tutti gli operato: nel caso in cui un dipendente risultasse affetto da covid 19 si ottiene immediatamente l’elenco di tutti i suoi contatti. Il dispositivo è in grado di rilevare in prossimità altri dispositivi vicini entro 1,5 metri con un errore di +/- 10 cm.

Dalla Engineering ci tengono a precisare che: «Nessuna informazione sensibile è mantenuta dalla piattaforma. Sono salvati solo gli identificativi univoci del sensore e le relazioni temporali tra loro in forma rigorosamente anonima senza alcuna associazione ai dati dell’utente. Gli identificativi univoci presenti sullo smart sensor sono cifrati e le informazioni viaggiano su un canale sicuro».

Tuttavia c’è chi storce il naso per la privacy, quasi fosse il preludio di uno strumento di controllo. Si avanzano così altre ipotesi: nel Regno Unito si comincia a parlare nella comunità di esperti di «immunity passport», ovvero di passaporti dell’immunità, per far sì che almeno i  lavoratori guariti, da considerarsi facilmente non più contagiosi, possano riprendere le loro attività.

In Italia, intanto, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha chiesto alle aziende di far fare il test sierologico ai lavoratori,  Luca Zaia, il presidente del Veneto, ha invece proposto una speciale «licenza» per gli italiani che possiedano anticorpi dopo aver sconfitto il virus e l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, da parte sua, ha parlato di un «Covid Pass» per i non infetti.

Comunque sarà, certo è che bisognerà tornare a lavorare in sicurezza, per non ricominciare tutto da capo.

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